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Misericordia

misericordia (1)(Mimmo Sinagra) – Di solito, alla proclamazione di un Anno Santo, specie se Straordinario, da parte di un Pontefice, i media si dividono: alcuni, vicini alle tematiche cattoliche, ne tessono sperticati elogi; altri, gli “anticlericali”, la criticano scorgendovi oscure manovre economiche, di profitto per il Vaticano e per la città di Roma. Così non è per la proclamazione dell’Anno Santo della Misericordia da parte di Papa Francesco. Non ho letto in giro, mi pare, alcun sarcasmo su ipotizzati incrementi delle risorse della Banca Vaticana; anzi, anche da parte di noti agnostici o atei, ho verificato un’attenzione almeno pari a quella degli ambienti cattolici. Eugenio Scalfari dedica su “Repubblica” l’intero editoriale della domenica a Papa Francesco, divenuto suo amico; “Il Manifesto” del 15 marzo scorso ospita una riflessione, da leggere, sicuramente non soltanto sociologica, ma direi teo-antropologica, di Raniero La Valle, che coglie più di ogni altra lo spirito della Misericordia, come la intende il nostro Papa. Insomma, le anime più illuminate di qualsiasi versante ideologico e religioso considerano la Misericordia, come afferma appunto La Valle, “l’unica e ultima risorsa per la quale il mondo possa salvarsi e vivere”; dunque una cosa estremamente seria, cui appigliarsi per non affondare definitivamente “nell’economia che uccide, nella società dell’esclusione, nella globalizzazione dell’indifferenza, nella cultura dello scarto”. È una proposta per tutti, quella della Misericordia; è un nuovo e ultimativo “paradigma”, dato che con i paradigmi in atto utilizzati si va alla rovina. È un’ultima occasione, e il tempo è poco (lo dice anche il Papa per se stesso), per portarla al culmine dei nostri pensieri, al centro del nostro cuore, a guida della nostra prassi. Non importa se i credenti si riferiscono alla Misericordia di Dio come fonte della Misericordia umana; a quest’ultima possiamo tutti arrivare, credenti e non, ci sollecita il Papa, guardando alle nostre fragilità e debolezze, ma proprio per questo attivando il meccanismo della reciproca giustificazione e del perdono; perdono che, lungi dall’essere buonismo acritico, si fa accoglienza e solidarietà, abbattimento delle barriere di qualsiasi tipo: religiose, ideologiche, politiche, sociologiche, mantenendo tuttavia una solida coscienza del bene e del male.
Tutto ciò stimolerà ad un’azione sociale e politica di crescita e di sviluppo “globali”, nel senso di “diffusi” e nel senso di “profondi”.
Gli ambiti ove “praticare” questa Misericordia sono molteplici: i rapporti affettivi, la famiglia, la scuola, gli ambienti lavorativi e di svago, la Chiesa, la comunità internazionale, il dialogo interculturale, interrazziale, interreligioso.
L’importante è che ci sentiamo tutti appartenenti alla medesima umanità, e che remiamo nella stessa direzione. La Misericordia, divina o umana che sia, costituisca un punto di riferimento comune perché il mondo non venga travolto dalla barbarie.
“Misericordia voglio, e non sacrificio”, proclama Gesù nel Vangelo: che l’uomo si spogli dei “sacrifici” che impongono retrive strutture mentali ideologiche e religiose, e cammini spedito, col nocciolo del suo essere, la Misericordia, incontro al suo simile.