Custodire
«Siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella Natura; custodi dell’altro e dell’ambiente. Non lasciamo che segni di morte e distruzione accompagnino il cammino di questo nostro mondo! […] Sia chiaro che la vocazione del custodire non riguarda solo noi cristiani: essa ha una dimensione superiore e a priori, che è semplicemente umana e riguarda tutti. Parliamo della custodia dell’intero creato, della bellezza del creato, così come è scritto nel libro della Genesi e come ci ha mostrato San Francesco d’Assisi: essa significa avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo; significa quindi custodire la gente, aver cura di tutti, di ogni persona, con amore – specialmente dei bambini, dei vecchi e di coloro che sono più fragili e spesso sono alla periferia del nostro cuore. È aver cura l’uno dell’altro in famiglia e tra amici: gli amici e i coniugi si custodiscono reciprocamente, e come genitori si prendono cura dei loro figli e dei figli degli amici, e col tempo i figli diventano custodi dei genitori… L’amicizia è un reciproco custodirsi, nel rispetto e nella volontà di bene… In conclusione, tutto è affidato alla custodia dell’uomo ed è una responsabilità che riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!».
(PAPA FRANCESCO, Omelia per l’inizio del Ministero Petrino, Roma 19 marzo 2013).
Sussidio per il cammino formativo e di servizio del Mieac nell’anno associativo 2023/24
Condividere
L’anno associativo 2022-2023 è scandito dal verbo “condividere” (V. Documento Congressuale), a partire innanzitutto dal proposito di “alzarci in piedi”, vincendo lo scoraggiamento e la tentazione di vedere impossibile o inutile ogni impegno e, in secondo luogo, dalla consapevolezza che vanifichiamo ogni progetto se facciamo venir meno il concreto servizio alle realtà in cui viviamo.
Sussidio per il cammino formativo e di servizio del Mieac nell’anno associativo 2022/23
Guardare oltre
“Oltre” i luoghi comuni, le apparenze, il contingente, gli slogan, le falsità, gli stereotipi… per andare in profondità e saper leggere, conoscere, comprendere a tutto tondo la nostra e l’altrui esistenza, la realtà che ci circonda, le logiche e le scelte sociali, politiche, economiche che determinano la qualità della vita umana e dell’intero pianeta.
“Guardare oltre” per prenderci cura di ogni “altro” e poter accogliere nella nostra esistenza di creature il totalmente “Altro”.
Per un patto educativo globale
L’itinerario del Mieac, nell’anno associativo 2020-21, avrà come punto di riferimento costante la
proposta di papa Francesco di un impegno comune per la costruzione di un «patto educativo globale».
Scavando pozzi nel deserto
Stiamo attraversando un “deserto”, dove non ci sono stelle che orientino il cammino e dove l’aridità non
solo non fa germogliare nuovi semi, ma fa inaridire anche le palme, estremo riparo contro l’arsura.
Ma è, paradossalmente, proprio il deserto, questo vuoto spirituale ed esistenziale, che ci permette di assumere come coordinate essenziali lo spazio, il tempo, il cammino. Uno spazio difficile e pericoloso, persino ostile; un tempo lungo dell’attesa che richiede pazienza e fiducia,
vissuto nella speranza; il cammino verso la terra promessa della pace, della giustizia, della fraternità è la meta. Come Giovanni Battista, nel deserto, siamo chiamati a riconoscere la presenza di Dio e nello stesso tempo denunciare l’idolatria del denaro e del potere. Qui, in questi posti aridi e difficili, in questa terra desolata, senza sentieri, Dio ci chiama ad incontrare la storia umana, ci attende per parlare al nostro cuore e rivelarsi con il suo amore misericordioso. “Ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore” (Osea, 2, 16).
Allora, il deserto potrà essere il luogo della rinascita e ridiventare il giardino preparato per l’uomo
nell’opera della Creazione (Gn. 2, 8-15) e figura della nuova creazione dell’era messianica, quando
il Signore farà fiorire il deserto. «Si rallegreranno il deserto e la terra arida, esulterà e fiorirà la steppa, fiorirà come fiore di narciso» (Isaia 35,1-2).