III Domenica di Quaresima – Anno B
«Era vicina la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme»
La Pasqua è la festa più importante dei Giudei, è la rievocazione del passaggio del Mar Rosso, la liberazione dall’Egitto e dal peccato, è il passaggio di Dio che salva e del popolo salvato: tutti devono celebrarla, chi può va a Gerusalemme perché è lì il centro della festa. Lo fa anche Gesù: sale a Gerusalemme, entra nel tempio, si accorge che qualcosa non va. La sua reazione è inaspettata: con la frusta in mano scaccia tutti fuori, rovescia i banchi dei cambiamonete e getta a terra il denaro. Proprio da lui non ci saremmo aspettati una reazione così irruenta, abituati come siamo a vedere Gesù che va incontro a tutti gli uomini, si commuove e ha compassione di chi soffre, soccorre ammalati, poveri e bisognosi di ogni genere, non ci saremmo mai aspettati una reazione così determinata da parte sua.
«Non fate della casa del Padre mio un mercato!»
Parole cariche di attualità, che ci mettono in guardia dalla tentazione, mai assopita, di fare compravendita anche della fede. Nessun luogo sacro sia mercato, ma soprattutto non barattiamo la speranza che Dio ha seminato nel nostro cuore e non scambiamo la gioia di aver incontrato nella fede il Signore della vita con felicità effimere. La fede non può diventare oggetto di mercato, non si possono comprare i favori di Dio. Se solo tentiamo Dio in una sorta di scambio (io ti prego, faccio un sacrificio, tu dammi…) diventiamo noi “mercanti del tempio”. Dio è “gratis!” Il suo amore, la sua grazia e ogni suo intervento in nostro favore sono gratuiti.
Anche la vita che Dio ci ha donato è gratis! Non possiamo barattarla col denaro o con la carriera, con le passioni eccessive, le scelte sbagliate o i falsi valori. Dignità, libertà, legalità, trasparenza e autenticità sono valori innegoziabili. Noi non possiamo mercanteggiare il nostro cuore, ci serve libero per continuare a sognare un mondo migliore; che sia governato dall’amore e non dal denaro, dalla violenza o dal potere.
«Quale segno ci mostri per fare queste cose?» Dicono i Giudei. «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
E’ giunto il momento, ed è questo, in cui tutti comprendiamo che tempio di Dio è Cristo, morto e risorto per noi, e in lui lo è ogni altro uomo crocefisso ogni giorno, perché costretto a fuggire per vivere, perché vittima di ogni forma di violenza, soprattutto perché donna o diverso nella sessualità.
Ogni persona, donna o uomo, è tempio di Dio, perché in ognuno c’è il volto di Cristo. E’ lo stesso volto che è rimasto impresso nella Sindone al momento della risurrezione, affermano alcuni studiosi. E’ un volto segnato dal dolore, dalla sofferenza, dalla violenza e dal pianto, ma è bellissimo e prezioso: aspetta solo di essere riconosciuto e amato.