Santissima Trinità – Anno A
Vangelo: Gv 3,16-18
«16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
L’uomo moderno tende a costruire i suoi giorni nella solitudine dell’esistenza. Viviamo un tempo caratterizzato da spostamenti veloci e continui, comunichiamo con i tanti social in nostro possesso a qualsiasi ora del giorno, le nostre abitazioni sono costruite in zone affollate. Eppure il nostro è il tempo dell’individualismo, della solitudine; la nostra parola d’ordine è “basto a me stesso!”. Questo modo fasullo di vivere, lo sappiamo bene, ci fa stare male, ci abbrutisce, ci snatura, perché noi siamo stati creati per altro, “siamo fatti per amare”, canta Nek, il cantautore di Sassuolo.
Poi c’è il Vangelo, con la sua proposta di vita, con la sua rivelazione di un Dio che è Padre, di un Figlio che è una sola cosa col Padre e di uno Spirito Santo che è mandato dal Padre e dal Figlio, che è parte dello stesso Dio. In una parola c’è la Trinità: un dogma che a guardarlo con occhi distratti può sembrare incomprensibile, distante dal nostro modo di vivere e dai nostri bisogni. Invece, se solo ci fermassimo a contemplare il mistero del Dio Uno e Trino, ci accorgeremmo subito che la SS. Trinità è la rivelazione che ci insegna a vivere, a costruire relazioni con gli uomini e, come se non bastasse, ci mostra come tenere sempre in vita la fiamma dell’amore, ma soprattutto ci rivela che la Fonte dalla quale proveniamo è una relazione d’amore.
Dio è trinità perché in se stesso è comunione e relazione d’amore: è Padre che si dona ripetutamente al Figlio; è Figlio che risponde all’amore del Padre; è Spirito Santo che danza l’amore gioioso con il Padre e il Figlio fino ad arrivare a noi. L’uomo, dalla Pentecoste in poi, è toccato dallo stesso amore e gioia. Dio è dinamismo e relazione d’amore che arriva a toccare il cuore dell’uomo. Ecco perché “l’uomo è fatto per amare” e, di contro, perché la solitudine è pesante, intristisce e rende seriosi, perché il nostro è un cuore da “con-dividere”, nell’amore, con gli altri. Solo quando amo, gratuitamente e in modo disinteressato, trovo il mio posto nel mondo.
«Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16).
Dio ama, tanto da donare, è questa la grandezza del Suo amore: Donare! E’ la rivelazione di un nuovo modo di vivere l’amore. Dio, quindi, m’insegna ad amare per donare non per ricevere; a fare stare bene gli altri non solo me. Forse a qualcuno può sembrare un amore al contrario, sbagliato, inconveniente. Invece chi si mette alla sequela di Dio, sa benissimo che questa è l’unica via percorribile, perché questo è l’insegnamento di Gesù sul Padre. E se dovessimo cercare un’unica traccia nel Vangelo, troveremmo solo quella del Padre che per amore si dona al Figlio e al mondo intero. Già perché Dio ha amato non solo l’uomo, ma il mondo intero. Allora anch’io devo amare il mondo, irrorarlo dello stesso amore di Dio per renderlo più bello. Anch’io devo riscaldare il cuore degli uomini, costruire relazioni di pace, di giustizia e, soprattutto, in ogni cuore devo seminare la speranza che l’amore vincerà su tutto; devo testimoniare, con la mia vita, che l’amore non è una parola o un concetto astratto, ma l’esperienza più bella che il mondo possa “vedere”, perché è amore che ogni giorno devo donare.
La Trinità è, quindi, la festa dell’amore donato e ci svela che donare significa amare, che ogni uomo è fatto per amare, che solo l’amore che riusciremo a donare può rendere questo mondo più vivibile, più bello, più giusto. In questo percorso d’amore non siamo soli perché Dio continua ad amare, a essere Amore donato per noi e con noi.
Don Gino Giuffrè