Lasciarsi scandalizzare
Domenica delle Palme – Anno A
Mt 26,14-27,66
Ci sono dei momenti in cui le parole farebbero meglio ad arrestarsi per far spazio semplicemente all’ascolto e alla contemplazione. Sono quei momenti nei quali ci accorgiamo che è già stato tutto detto, o meglio tutto scritto, e quindi non ci resta che ascoltare e interiorizzare. È quanto dovrebbe succedere ogni volta che, durante la celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme, detta anche Domenica della Passione del Signore, viene proclamato appunto il racconto della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Quest’anno sarà l’evangelista Matteo, attraverso il suo racconto, a metterci davanti a questo grande mistero d’amore, che, come sempre, ci provoca chiedendo a ciascuno di noi una risposta.
La chiede lo stesso Gesù ai suoi discepoli e a noi con delle parole forti. Le vorrei sottolineare quasi come chiave di lettura per entrare in queste pagine e attraverso di esse nella grande Settimana Santa.
Siamo al termine della solenne cena pasquale, quando Gesù, rivolgendosi ai sui discepoli afferma: “Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo” (Mt 26,31). Che parole dure! Gesù è consapevole che nella “notte” della passione Lui sarà per i discepoli, e quindi anche per noi, motivo di scandalo. Certo, è difficile comprendere queste parole se diamo alla parola “scandalo” l’accezione, tutta moderna, che vede in esso una sorta di turbamento della coscienza collettiva provocato da una vicenda, da un atteggiamento o da un discorso che offende i principi morali correnti. Non era questo però il senso e il significato che Gesù intendeva dare a questo termine. Per Gesù lo scandalo era qualcosa di molto più pregnante: significava “trappola, inciampo, occasione per cadere nell’errore”. Si tratta insomma di una vera e propria prova che mette in gioco tutta la vita e soprattutto le motivazioni fondanti della propria esistenza. Un qualcosa, cioè, davanti alla quale ciascuno è chiamato a scegliere chi vuole essere e per cosa vuole vivere, questo in fondo è la passione e la morte di Gesù.
Alla luce di questo capiamo quindi la reazione immediata di Pietro che prendendo in mano il suo apparente coraggio esclama: “Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai” (Mt 26,33). Che tradotto significa: “Se tutti sceglieranno da che parte stare, io non sceglierò mai”. Che brutta cosa! Non scegliere, non schierarsi, non decidersi per o contro Gesù. Questo per Pietro si tradurrà nell’atto del rinnegamento. Per noi forse si traduce in mille altre “non scelte” che ci evitano il percorso della passione. Mille percorsi, cioè, che ci evitano quell’amore “sine glossa” che Gesù ci ha mostrato nella donazione totale che ha fatto della sua vita. Quelle “mezze misure” di cui è piena la nostra esistenza che ci fa premettere tanti “ma” e tanti “se” ai nostri tentativi di amare.
Un vescovo questi giorni, facendo gli auguri di Pasqua alla sua diocesi, ha scritto: “Quali sono i riti della Pasqua? Sono veramente quelli che si svolgono nelle chiese? Sono quelli laici che si svolgono per le strade o sui banconi dei negozi? No! I riti della Pasqua sono quelli che facciamo noi quando uscendo dalle nostre chiese ci ritroviamo con le mani tese a stringere altre mani, con i cuori aperti ad accogliere altri cuori nel perdono senza condizioni, nell’amore, nella generosità senza misura, nel dono assoluto e irreversibile di noi stessi agli altri” (Luigi Mansi). Che i riti, con cui ripercorreremo, in questa Settimana Santa, la Passione e la Morte di Nostro Signore, ci aiutino a tradurre quell’amore totale in gesti concreti nella nostra vita quotidiana.
Don Michele Pace