IV Domenica del Tempo Ordinario
– Anno B –
Mc 1,21-28.
Il Vangelo di Gesù suscita sempre stupore e fascino; il suo annunzio riconduce noi alla bellezza delle parole dimenticate e delle strade abbandonate: nella sinagoga di Cafàrnao la gente si stupiva del suo insegnamento nuovo. Gesù, quindi, è il vero maestro, il suo è un insegnamento fatto con autorità e porta in sé sapore di libertà. Le sue sono parole che affondano le radici nelle promesse del Padre; parole che non sono mai state pronunziate da altri: sanno di novità assoluta, perché parola di Dio.
Succede anche a noi come alla gente di Cafàrnao: tutte le volte che ascoltiamo parole di saggezza e sapienza pronunziate da qualcuno ci incantiamo, perché sono parole che ci aiutano ad affrontare meglio i nostri giorni. Solo una “Parola”, però, noi riconosciamo come “Autorevole”: quella che ci cambia la vita e ci spinge a fare scelte coraggiose, ci invita ad affrontare i nostri giorni bui e pieni di lacrime con speranza.
“Autorevole”, per noi è solo la parola di Gesù.
«Insegnava come uno che ha autorità». L’autorità di Gesù viene dal Padre che l’ha inviato e mostrato al Giordano. La sua è autorità che non si limita soltanto all’annuncio del Vangelo, perché la sua parola realizza le cose dette. Il racconto di oggi ci mostra questo: c’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro e Gesù gli ordinò di lasciare quell’uomo e questi uscì da lui. Come il Padre nella creazione, Gesù parla e realizza.
E’ Gesù che libera l’uomo da ogni forma di schiavitù e di peccato. Il punto è che poi bisogna saper rimanere liberi: cosa che spesso, purtroppo, non succede. “Perché?” Ci chiediamo. “Esiste una soluzione?” Continuiamo a ripeterci. La tentazione più comune è quella di dire a gran voce: “il male è più forte e vince sul bene; il male sta prendendo il sopravvento nel mondo intero”.
Allora io chiedo: “se ragioniamo così, quale ragione diamo della speranza che è in noi? Che fede è la nostra, quando non trova forza nella Risurrezione di Cristo che vince tutto e tutto può?”
Forse la risposta risiede in una semplice ed efficace affermazione del Beato Paolo VI: «Il mondo oggi ha bisogno di testimoni, non di predicatori». La necessità più urgente del mondo moderno è che i cristiani vivano, respirino e diventino un tutt’uno col Vangelo, che siano cristiani «credibili più che credenti» (Servo di Dio Rosario A. Livatino).
Mi ha sempre colpito l’espressione dell’uomo posseduto: «che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?» Sì, è vero: Gesù è venuto a rovinare i nostri egoismi e i desideri sbagliati, le nostre cattiverie, i nostri progetti perversi, la nostra vita priva di senso e d’interesse per gli altri. Gesù è venuto a distruggere tutto ciò che ci rovina, a demolire ciò tutto ciò che non ha il sapore di pace e di amore. «Taci, esci», sono le sole parole di Gesù. Basta la sua parola e l’uomo ritrova libertà, dignità, voglia di vivere e di amare.
Questo brano mi aiuta a capire che il vero miracolo nella vita dell’uomo è la parola del Vangelo. A chi cerca “segni”, “miracoli” e “guarigioni” Gesù continua a dire: “fidati della mia Parola e vedrai la tua vita rifiorire di speranza e di amore”.