“I sogni che danno forma al mondo”
IV domenica di Avvento – Anno A
Vangelo di Mt 1,18-24
«Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.».
“Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”. Così canta Luciano Ligabue, uno dei cantautori del panorama italiano più seguiti da giovani e meno giovani. Certamente questo verso dal potenziale di significato molto forte, che da il titolo a uno dei pezzi più riusciti della recente discografia del cantautore emiliano, ci porta a pensare proprio alla figura di Giuseppe, il vero protagonista di questa IV domenica di Avvento.
È proprio un sogno a determinare la vita del carpentiere di Galilea e soprattutto a cambiare il mondo di quest’uomo. Questo sogno, narratoci meravigliosamente dalla penna di Matteo, infatti, segna in maniera decisiva la forma del mondo di Giuseppe. C’è un mondo che precede il sogno e uno che lo segue. Il primo ha la forma della legge: una forma più cubica che sferica, in cui tutto deve entrare con la massima perfezione in essa, tutto deve corrispondere ad ogni lettera, parola e persino virgola di questa forma, dove ogni errore equivale ad una pena uguale e contraria da scontare. Giuseppe ci stava benissimo in questo mondo, era detto “giusto” proprio per questo. Per il mondo con la forma della legge il suo progetto di prendere in sposa Maria, colei che attraverso il “contratto” di fidanzamento aveva già fatta sua, era perfetto. Era il mondo in fondo, quello a misura di Torah, che gli era stato consegnato dalla cultura nella quale era cresciuto.
Ma a Dio evidentemente la forma di questo mondo stava stretta, e la riteneva stretta persino per la venuta del Figlio suo. Per cui l’Altissimo decide di incontrare nel sogno Giuseppe e di farsi aiutare dalle sue mani esperte a confezionare, a colpi di pialla, un nuovo mondo, in cui tutti potessero trovare la loro giusta dimensione. Il nuovo mondo che esce fuori da quella notte travagliata, infatti, ha la forma della misericordia. A proposito di questo vi è un famoso racconto rabbinico in cui si narra che per ventisei volte il Signore si era messo pazientemente all’opera per plasmare il mondo, fondandolo sulla giustizia, ma ogni volta, dopo che era rotolato fuori dalla sua mano, il mondo si rompeva al primo ostacolo e andava in pezzi. A questo punto il Signore chiese consiglio agli Angeli, che gli dissero che probabilmente la sola giustizia non bastava, occorreva una buona dose di misericordia. Il Signore così fece e alla ventisettesima volta il mondo rimase saldo, sulle fondamenta della giustizia e della misericordia.
Solo in un mondo con la forma della misericordia il piano di Dio può avanzare. In questa nuova forma una gravidanza inattesa che nel primo mondo aveva il gusto acre del tradimento ora assume i contorni della grazia. In questo mondo finalmente sferico quelli che nel primo venivano definiti pubblicani, adulteri e malfattori ora si chiamano semplicemente figli e fratelli. In questa nuova forma il potere si chiama servizio, la vera forza si chiama nonviolenza, l’amore non più possesso, ma dono di sé. E Giuseppe viene fatto custode di questo nuovo mondo.
È proprio vero, i due mondi fra i quali si gioca la vicenda di Giuseppe, caratterizzano anche la nostra vita. Sono i due mondi che ci portano a sguardi, parole e gesti diversi. Sono i due mondi che segnano in maniera indelebile le nostre relazioni. Allora la domanda che questa domenica lancia alle nostre vite è una sola: che forma i tuoi sogni stanno dando al tuo mondo?
Don Michele Pace