XVIII Domenica del T. O. – Anno B
Vangelo: Gv 6,24-35
C’è una folla che cerca Gesù, c’è un Dio che si lascia «trovare, di là dal mare» (Gv 6,25). Dio, nel Figlio suo, si lascia sempre trovare. Cercare Dio in Cristo è il primo passo nel cammino di fede verso Chi è sceso dal cielo perché ha sentito il grido dell’uomo oppresso: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco, infatti, le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso» (Es 3,7-8).
Bisogna, però, saperlo cercare: sinceramente, profondamente, non per interesse personale, né per i propri bisogni. Cercarlo e basta! Perché solo Lui da completezza, da risposte durature, rende liberi, offre amore gratuito.
«Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?» (Gv 6,28).
E’ questa la domanda che la gente di sempre chiede a Gesù. Anche l’uomo dei nostri giorni, quello che cerca miracoli, effetti straordinari, lacrimazioni e altro, chiede la stessa cosa: Che cosa dobbiamo fare per avere fede, perché ancora non lo abbiamo capito.
La risposta di Gesù è sempre la stessa: «Questa è l’opera di Dio, che crediate in chi egli ha mandato» (Gv 6,29).
La fede, quella vera, è credere in Gesù: Vivere in Lui e di Lui. E’ saper scorgere nel Suo il volto del Padre; nel Suo l’amore di Dio. La fede in Cristo, quella vera, è abbandono fiducioso in Lui. E’ capire che cosa significa “amore donato gratuitamente”, “amare fino al sacrificio di se stessi”.
«Quale segno fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?» (Gv 6,30).
A questa domanda Gesù non risponde con segni straordinari nel cielo, con miracoli o con cambiamenti sconvolgenti della natura. A questa domanda Gesù risponde con il simbolo più comune e disarmante che ci sia: Il pane. «Io sono il Pane della vita» (Gv 6,35).
E’ questo il segno che caratterizza la fede cristiana: Gesù è Pane che sazia, che da nutrimento, forza, energia. Nutrire è altro nome di Dio.
L’uomo, per sua natura, è affamato e non solo di pane (anche se lo stiamo tutti dimenticando). L’uomo è affamato di vita, di giustizia, di libertà, di amore, di serenità. E’ affamato di Dio! Dio, in Gesù, si offre come cibo per saziare l’uomo di tutto, per donargli vita in abbondanza. Dio si è fatto cibo per dire a tutti: Io e voi, una cosa sola per l’eternità.
Ciò che Dio offre è se stesso. E’ questa la cosa più difficile da capire per tanti, anche di quei cristiani che affollano le nostre chiese la domenica: Che senso ha, per Dio, donare se stesso. E’ più facile capire Gesù quando ci dice “fate così”, “comportatevi in quel modo”. Donare se stesso, però, a cosa serve?
Ciò che non si capisce è che Dio in Gesù, vero cibo, vuole donarci vita. Non qualcosa di Se stesso quando un giorno noi vivremo in Lui, ma la sua stessa vita già da ora. Vita buona e sana che da lui passa a noi per offrirla a ogni uomo e donna.
Ecco il vero segno che compie Gesù: Donare Se stesso perché noi riceviamo vita. Far comprendere a tutti che la nostra vita è qualcosa di più di ciò che vediamo, che la nostra vera vocazione è la vita piena in Cristo, già su questa terra.
Altro che segno straordinario da cercare. E’ a Cristo che dobbiamo andare, è quel pane trasformato in Cristo che dobbiamo mangiare, perché solo il Suo Corpo ci può offrire la vera vita.