XXIX Domenica del Tempo Ordinario
«E’ lecito o no, pagare il tributo a Cesare?». E’ questa la domanda che i farisei pongono a Gesù. Domanda provocatoria, forse anche cattiva e astuta, che ha lo scopo di mettere Gesù alla prova e, soprattutto, in difficoltà. Nessuno vuole pagare le tasse, come ai giorni nostri, nemmeno gli ebrei volevano pagare le tasse. Non pagare il tributo a Cesare, per gli ebrei, significava mettersi contro una legge di Roma, e quindi essere soggetti a persecuzione e morte, ma soprattutto significava stare dalla parte della gente.
Da che parte sta Gesù? A chi dà ragione a Cesare o alla sua gente? I farisei con questa domanda pensano di averlo zittito e di smascherare le sue vere intenzioni. E’ giunto il momento che tutti sappiano da che parte sta chi afferma di essere il Messia, il Figlio di Dio.
Gesù, però, non mostra alcuna difficoltà, né imbarazzo o tentennamento, anzi come al suo solito rilancia la domanda ai farisei: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Nelle parole di Gesù non c’è nessun dubbio o scelta di favore, ma solo parole di verità. La sua risposta piuttosto allarga le prospettive: E’ necessario dare a Cesare perché da Roma avete ricevuto dei servizi, quindi è giusto “restituire” (non pagare) il dovuto per ciò che vi è stato dato. Dei servizi resi ne godono tutti ed è giusto che a pagare siano tutti!
Certo, queste parole di Gesù ai giorni nostri fanno storcere il naso a tantissimi. Restituire cosa? Per i servizi non resi? Restituire a chi? Al Governo che ruba, che non da lavoro? No, grazie! Molti dicono. Restituire è una parola che non ci interessa.
Eppure siamo tutti in debito verso questa nostra società. Siamo in debito verso chi ha sacrificato la vita per costruire la democrazia nel nostro Paese, verso coloro che ogni giorno lo portano avanti con impegno e onestà, verso quanti hanno versato il loro sangue per la lotta alla mafia e il trionfo della giustizia, verso i tantissimi genitori che lavorano onestamente e fanno i salti mortali per arrivare alla fine del mese con i soldi, senza far mancare niente ai figli.
Siamo in debito verso tutta la gente quando non alziamo la voce per denunziare la mala-politica. Siamo in debito con la società quando, chiusi in noi stessi, non ci occupiamo della “Cosa pubblica” e nulla facciamo per migliorare le nostre città e per formare coscienze libere e rispettose di tutte le diversità.
La risposta di Gesù non si ferma a ciò che è dovuto a Cesare, va oltre e arriva a introdurre il debito che ogni donna e uomo abbiamo verso Dio.
Siamo tutti debitori verso Dio, perché da Lui tutto abbiamo ricevuto.
Abbiamo ricevuto questo mondo meraviglioso che, purtroppo, stiamo distruggendo per i nostri egoismi; abbiamo ricevuto la vita stupenda che ci ritroviamo tra le mani e della quale spesso ce ne serviamo male; abbiamo ricevuto l’intelligenza vivace da mettere a servizio degli altri; e poi abbiamo ricevuto l’amore, i talenti, l’amicizia, l’eternità e non ultima la libertà di decidere.
Sopra ogni cosa però abbiamo ricevuto, anzi siamo stati rivestiti, nel battesimo, della stessa dignità di Dio: «Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina non voler ritornare all’abiezione di un tempo…». (San Alberto Magno)
E’ proprio vero, Gesù ha ragione: tutti siamo debitori nei confronti di Dio e dell’uomo.