– II Domenica di Quaresima – Anno B –
Questa è la domenica della trasfigurazione di Gesù. E’ il giorno della luce, della gloria anticipata, della manifestazione divina alla Chiesa del Figlio amato da Dio.
E’ questa la domenica in cui si comincia a intravedere il traguardo che ci attende alla fine della Quaresima. Siamo Chiesa in cammino, pellegrini in questa Storia difficile e controversa, chiamati a vivere i nostri giorni fortificati dalla fede che Dio ci ha donato e rafforzata dal Cristo trasfigurato sul Tabor. Siamo popolo che cammina incontro alla Pasqua, traguardo sperato, vissuto ogni giorno e alla fine del quale vivremo l’incontro con il Cristo Risorto.
In questa seconda domenica di Quaresima siamo chiamati a cancellare i nostri lati oscuri per fare spazio alla bellezza e alla luce che Dio ha seminato nel nostro cuore: “Voi siete luce del mondo” (Mt 5,14). E’ questa la novità assoluta: Dio ci ha dato un cuore (inteso come la sede di tutte le scelte) capace di essere sale della terra (Mat 5,13) e luce del mondo (Mat 5,14), ci insegna Gesù nel Vangelo.
Gesù è la Luce e noi, in Lui, guardiamo il mondo con occhi nuovi. I nostri occhi in quelli di Cristo irradiano il mondo di stupore e di bellezza, la nostra vita profuma di speranza e inonda le strade che attraversiamo.
«Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte». Gesù fa volare sempre in alto, perché è in alto che s’incontra Dio, è alzando lo sguardo verso il cielo che si scorgono le cose più belle, i misteri più grandi. La montagna è nella Bibbia il luogo scelto da Dio per rivelarsi agli uomini: a Mosè consegna le Dieci Tavole della Legge. Nel Vangelo, Gesù sul monte compie le azioni più importanti: il discorso della Montagna, il Tabor, il monte Calvario. Sì, per vedere l’uomo dal punto di vista di Dio, bisogna salire in alto, per poi avere la capacità di riscendere e incontrare la realtà.
«Fu trasfigurato e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime». La gloria di Dio riveste ogni cosa di luce e tutto diventa candido. Anche i discepoli ne sono affascinati e riscoprono tutta la loro innocenza e Pietro, nel suo stupore, quasi infantile, esclama: «Rabbì, è bello per noi essere qui». Dove c’è Dio, tutto è bello. Anche le cose, le piante, i sassi, tutto diventa bello, perché Dio rende affascinante ogni realtà. Il Tabor, monte tra i tanti, diventa luogo di contemplazione e di riscoperta della fede per i discepoli increduli. E’ sul Tabor che i discepoli capiscono quanto devono camminare sulle strade del mondo per gridare a tutti che il volto dell’uomo, innestato in Cristo, è capace di illuminarsi.
«Facciamo tre capanne». Dove c’è Dio si trova casa, si piantano le proprie radici, si riscopre la bellezza dello stare insieme e dell’appartenere a una famiglia unica, quella di Dio: Tutta l’esistenza fiorisce come una primavera eterna, come una sorgente alla quale tutti attingono ed essa non si esaurisce.
Nel racconto di oggi, ciò che fa sgranare gli occhi dei discepoli è la trasfigurazione di Gesù, primizia della Sua gloria pasquale e del percorso finale al quale, in Cristo, siamo chiamati tutti, speranza ultima del nostro futuro. Pietro, e in lui anche Giacomo e Giovanni, comprende che nel volto trasfigurato del Figlio di Dio c’è quello di tutti gli uomini.
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E’ l’epilogo del brano di oggi, ma è anche l’inizio del cammino di chi vuole vedere la gloria del Figlio di Dio e la propria. Tutto nasce dalla Parola di Dio che crea, passa dal Figlio, Verbo che diventa carne e oggi, a noi è chiesto di ascoltare questa parola, unica via per la nostra gloria.
Sul monte il Padre trasfigura il Figlio e alla Chiesa indica l’ascolto di Gesù: sul monte i discepoli salgono per contemplare; dal monte scendono per attraversare le strade del mondo e ascoltare le voci degli uomini che gridano il loro dolore: anch’essi volto trasfigurato del Figlio di Dio. “Ascoltate Lui negli ultimi”, è come se avesse detto il Padre, liberate la presenza di Dio seminata nel loro cuore.