– V Domenica di Quaresima – Anno B –
«Vogliamo vedere Gesù», dicono i Greci a Filippo. Pura curiosità o vero desiderio di conoscere il Figlio di Dio? E’ questo il dilemma di sempre, di tante persone che ieri come oggi cercano di conoscere Gesù. Quesito che faccio mio tutte le mattine quando inizia una nuova giornata e mi ritrovo dibattuto tra la proposta del Vangelo e l’impatto con la società sempre più agguerrita e senza scrupoli; quando mi ritrovo a scegliere tra il bene e il male. Guai se non continuassi a interrogarmi ogni giorno: per me, per tutti, il rischio sarebbe di perdere il senso dell’appartenenza a Cristo, dimenticare la motivazione che spinge a sceglierlo come ragione della propria vita.
Da sempre, a tutti gli uomini che lo cercano, Gesù ha dato la stessa risposta: chi vuole vedere e conoscere me, alzi gli occhi fino a dove si scorge la croce; allunghi lo sguardo e osservi quello che fa la natura nel ridare vita a se stessa, per nutrire l’uomo che dei suoi frutti si nutre.
«Se un chicco di grano, caduto a terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto».
Non mi scandalizza e non mi delude questa risposta di Gesù. Forse avrei voluto conoscerlo in una bella apparizione, in un segno dal cielo o un miracolo, oppure in tutto il suo splendore divino, ma Lui preferisce farsi scorgere in un chicco di grano e inchiodato a una croce, per farmi capire quanto grande è il suo amore per tutti gli uomini. E come se non bastasse, mi ripete: muori a te stesso ogni giorno e anche tu darai vita abbondante come ho fatto Io, forse più di quanto ne ho dato Io; prendi la tua croce ogni giorno e mettiti alla mia sequela e donerai amore quanto ne ho dato Io, forse di più (“Farete cose più grandi di me” Gv 14,12).
Nel brano di oggi c’è un verbo che ci aiuta a capire meglio il rapporto che intercorre tra Gesù e chi desidera veramente vederlo: se il chicco di grano muore, «produce» molto frutto. Nelle sue parole, Gesù, non insiste sulla morte del chicco di grano, ma su ciò che questi produce, ovvero sulla vita abbondante che riesce a dare. E’ il racconto della Sua Passione, Morte e Risurrezione. E’ il percorso che devono fare tutti quelli che vogliono vederlo, conoscerlo, seguirlo. Dio non gioisce della morte, ma della vita abbondante che ogni uomo riesce a donare.
Gesù, oggi, a tutti i credenti fa una richiesta specifica: diventa chicco di grano, seminato nel cuore di ogni uomo che incontri, nella città che abiti, nei tuoi figli che insieme a tua moglie aiuti a crescere e nella comunità cristiana in cui vivi la tua fede e vedrai che anche tu donerai vita in abbondanza. Non aver paura di donare, perché tutto ti sarà restituito «cento volte tanto e la vita eterna» (Mt 19,29).
«L’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora?»
La croce di Cristo è l’espressione più completa dell’amore di Dio: «Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). La morte è sempre un fatto doloroso, lo è anche per Gesù che l’ha affrontata volontariamente per amore: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!» (Lc 22,42a). E’ anche necessaria, la morte di Cristo, per risorgere e donare a vita nuova, eterna a ogni uomo. Come eterno è l’amore di Dio che avvolge l’uomo. E’ nella risurrezione che Cristo ci consegna la vita nuova, ci attira a sé e noi sperimentiamo l’ebbrezza e la gioia di essere in Lui che ci fa uomini nuovi, capaci di donare vita e speranza a quanti hanno smarrito il senso dell’esistenza.
Ora riesco a «vederti», Gesù di Nazareth: Guardo la croce e ti riconosco mio Dio, scruto il tuo volto e imparo a conoscere quello di ogni uomo, specialmente degli ultimi. Una cosa vorrei fare: andare in giro per la mia città e guadare negli occhi di ogni donna, uomo e bambino per vederti e conoscerti meglio; vorrei spendere il mio tempo e impegnarmi ogni giorno per costruire la città degli uomini con più diritti, più servizi e più rispetto dei deboli. Vorrei ogni giorno essere come te, chicco di grano capace di morire per donare vita in abbondanza.