XIX domenica T. O. – Anno B
Giovanni 6,41-51
«Io sono il pane disceso dal cielo» (Gv 6,41), aveva detto Gesù. E subito i discepoli si mettono a mormorare: «E’ il figlio di Giuseppe e Maria, come può costui discendere dal cielo?» (cfr. Gv 6,42). Altre volte, nella Sacra Scrittura, l’uomo mormora contro Dio. Mi viene in mente, ad esempio, il popolo liberato dalla schiavitù che nel deserto mormora perché non ha da mangiare le cipolle, il pane e altre piccole cose che avevano in Egitto: “Almeno lì, avevamo di che riempire la pentola”.
Mormoriamo anche noi: spesso, per qualsiasi cosa. Mormoriamo perché non ci va mai bene niente, non siamo mai contenti. L’uomo ha sempre da ridire, da criticare; è sempre pronto a giudicare, anche Dio. La sua mormorazione è figlia della paura di lasciare il certo per l’incerto, il conosciuto per l’ignoto: E’ meglio la mia realtà quotidiana sperimentata, piccola e chiusa in se stessa, che alzare lo sguardo verso il cielo e scrutate l’Infinito, l’Eterno, il totalmente-altro. E’ meglio l’immanente, piuttosto il Trascendente; sono più facili da ascoltare le tante voci che riempiono e affollano i miei giorni, che provare ad ascoltare Chi è capace di parlare, oltre all’oggi della mia storia, anche di eternità.
Eppure Dio è disceso nel mondo, si è fatto uomo per liberarlo, salvarlo, per donargli vita. Suo desiderio è vivere con l’uomo, perché questi abbia speranza nuova e riesca a coniugare amore verticale e orizzontale, perché sia capace di dare senso alla sua vita e a quella degli altri, perché ogni giorno si ricordi che, lui insieme a tutti gli altri, è stato costituito persona liberata da Dio a caro prezzo, e da Cristo “amata non per scherzo” (B. Angela da Foligno).
Dio è sceso nel mondo perché nulla sia più come prima, perché la vita ogni giorno fiorisca, si rinnovi. Dio viene per ogni uomo e in Cristo continua a offrire il pane di vita eterna.
«Non mormorate tra voi» (Gv 6,43).
No, non mormorare contro chi si è fatto cibo per saziarti e ha spezzato ogni giorno la sua vita per offrirla a te, lasciandoti un esempio per la tua esistenza. Non mormorare contro chi si è fatto peccato per liberarti, ha provato dolore per capire meglio il tuo, per starti vicino nella sofferenza. La gioia e stupore, quelli veri, risiedono in Dio che è sceso dal cielo per saziare la fame di vita, di serenità, di amore che c’è in ogni uomo.
Non mormorare contro Dio, non intraprendere strade che non portano a nulla: entra nel mistero di Dio che è venuto dal cielo, abbraccia la sua proposta di vita buona, condividi con tutti il pane spezzato dall’Amore.
“Ricordati cristiano della dignità alla quale sei stato chiamato” (San Leone Magno), non cercare altro pane, non dimenticare che tu sei stato creato per il cielo e la tua vita troverà pace solo se riposerà in Dio (cfr. Salmo 62).
«Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 51)
Gesù si è fatto pane di vita eterna affinché ogni uomo vi trovi forza, vitalità. Ed è questo cibo che ci fa vivere in Lui, ma questo da solo non è il ‘lasciapassare’ per l’eternità. Ciò che occorre è assimilare Cristo in ogni suo aspetto, vivere ogni giorno di Lui, della Sua Parola, del suo amore affinché la nostra vita diventi simile alla Sua. Ciò che occorre è la capacità di spezzare la nostra vita, ogni giorno, per gli altri, come ha fatto Lui.