Il volontariato non è solo un modo per rendersi socialmente utili e responsabili. Il volontariato è anche luogo di apprendimento e formazione poiché molte sono le competenze trasversali e tecniche che è possibile acquisire attraverso di esso.
Riconoscere e dare valore alle competenze acquisite durante le esperienze di volontariato è anche utile per rendere maggiormente consapevoli i volontari del loro operato e di come esso possa comportare una crescita, anche in termini formativi, che può arrecare dei vantaggi al momento di trovare un nuovo impiego o reinserirsi nel mercato del lavoro.
É online la pubblicazione dal titolo “Riconoscimento e validazione delle competenze acquisite attraverso il Volontariato: buone pratiche in Italia“.
Il testo, dopo un passaggio introduttivo sulle nozioni di competenza e apprendimento, quest’ultima declinata in tre diverse tipologie – formale, non formale, informale -, definisce e illustra le competenze chiave in tema di apprendimento permanente e formazione riconosciute a livello europeo dal 2006 e richiamate in Italia nell’ambito del D.M. “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione” del 2007.
Successivamente, il testo si sofferma sulle pratiche di valutazione, validazione e riconoscimento dell’apprendimento in ambiti informali e non formali (come il volontariato) in Italia, divenute in questi anni oggetto di regolamentazione, offrendo uno spaccato sulle migliori buone prassi condotte nel nostro Paese sul tema.
Dalla pubblicazione emerge come scuole, Organizzazioni di Volontariato e associazioni giovanili che si occupano di mobilità europea e internazionale sono state molto attive nel promuovere modelli di riconoscimento e validazione delle competenze acquisite in contesti non formali e informali e ad elaborare strumenti per valorizzare i giovani volontari e le esperienze di volontariato degli studenti.
Tuttavia permangono degli ostacoli alla validazione che comprendono il valore formale e giuridico delle qualifiche e dei diplomi ottenuti attraverso formali percorsi di istruzione e formazione; la tradizionale debolezza italiana dei sistemi per l’educazione degli adulti e per la formazione di breve durata, l’assenza di un sistema nazionale delle qualifiche esplicito ed adeguatamente regolamentato; la diversità delle istituzioni coinvolte in questa materia a livello nazionale, regionale e locale.
E’ evidente, quindi, che i prossimi anni saranno cruciali per adeguare la situazione italiana alla dimensione europea in tema di validazione degli apprendimenti e di includere il volontariato e la sua portata internazionale come un importante settore informale per lo sviluppo delle competenze.
La pubblicazione è stata realizzata nell’ambito del progetto ” I’VE – I Have Experienced. Recognition and Validation of volunteering through peer support and open source tools”, promosso insieme all’associazione di promozione sociale Lunaria, due istituti di ricerca e altri undici enti di volontariato internazionale, e finalizzato all’individuazione di metodologie e strumenti utili per l’identificazione e la valutazione delle competenze acquisite attraverso il volontariato, sia in ambito nazionale che internazionale.
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È online inoltre anche la versione italiana del workbook sul volontariato d’impresa prodotto nell’ambito del progetto EVEN (Employee Volunteering European Network) durante il primo semestre 2015.
Si tratta di una guida operativa per le organizzazioni di volontariato volta a migliorare la loro capacità di relazione con le realtà profit e l’attivazione di percorsi condivisi di volontariato di impresa.
Per facilitarne la diffusione, il documento è stato tradotto in italiano col titolo “Quaderno sul volontariato d’impresa” e se ne prospetta, nell’arco del secondo semestre 2015, la diffusione all’interno di tutto il terzo settore, cogliendo l’occasione per coinvolgere e attrarre anche stakeholders provenienti dal mondo profit.
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