“Una progressione esponenziale, attuata a ritmi quasi vertiginosi, che metterà senz’altro in difficoltà tutte quelle organizzazioni del volontariato, del privato sociale e gli stessi enti territoriali, che vedranno decurtate le loro risorse, perché ogni centesimo in più di tasse a carico delle Fondazioni è un centesimo in meno da dare a chi è al servizio del bene comune“.
Con queste parole Giuseppe Guzzetti, il presidente dell’Acri, l’associazione che rappresenta le Fondazioni di origine bancaria, ha commentato quella che è stata da lui stesso definita un “escalation” della tassazione sulle fondazioni.
I dati sono inequivocabili: in cinque anni la tassazione sulle fondazioni quadruplica: il salto è da 100 a 360 milioni di euro, così quantificabile:
– Anno 2011: 100 milioni di euro
– Anno 2012: 170 milioni di euro
– Anno 2013: 170 milioni di euro
– Anno 2014: 340 milioni di euro (stima)
– Anno 2015: 360 milioni di euro (stima)
“Con i provvedimenti degli ultimi mesi e quelli annunciati nella legge di stabilità – si legge nel comunicato stampa diffuso lo scorso 22 ottobre – per il 2015 si passa, dunque, dai 100 milioni di euro del 2011 a 340 milioni nel 2014, per arrivare a 360 nel 2015″. Questo è il risultato dell’effetto combinato dell’aumento degli oneri sui rendimenti derivanti dagli investimenti finanziari – passati dal 12,5% al 20% nel 2012 e poi al 26% nel luglio 2014 – e l’ulteriore aggravio sulle rendite finanziarie che emerge dalle bozze della legge di stabilità.
Le Fondazioni di origine bancaria sono soggetti non profit, privati e autonomi che svolgono attività filantropica erogando risorse ad altri soggetti non profit, privati o pubblici, per dare sostegno al welfare, all’integrazione sociale, allo sviluppo culturale e civile dei territori. Penalizzare la loro attività erogativa significa togliere risorse utili per la ricerca, per l’arte e, soprattutto, per le categorie più svantaggiate, come anziani, disabili, malati, bambini in difficoltà a cui l’infanzia è negata, immigrati e tanti altri a cui la mano pubblica non è più in grado di provvedere da sola.
Le bozze circolate riguardo alla legge di stabilità 2015 mostrano una norma che presenta un impatto diretto sulle Fondazioni di origine bancaria, attribuendo loro di fatto – in maniera del tutto irrazionale rispetto alle loro finalità – una tassazione sui dividendi percepiti di gran lunga superiore a quella dei soggetti privati profit: soggetti le cui risorse, a differenza di quanto avviene per le Fondazioni, non vengono riversate a favore della collettività. Questa nuova penalizzazione allontanerà ancor di più le Fondazioni di origine bancaria da quegli analoghi soggetti non profit che in tutta Europa godono, per la loro funzione, di una fiscalità di vantaggio.
Le Fondazioni sono “soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali”, come le ha riconosciute la Corte Costituzionale nel 2003 (sentenza n. 300); ovvero sono la preziosa infrastruttura immateriale di un sistema economico e sociale pluralistico, che non attribuisce esclusivamente all’amministrazione pubblica la responsabilità di perseguire il benessere comune, al contrario afferma, praticamente, il principio di sussidiarietà e, dunque, l’opportunità che soggetti diversi contribuiscano ad affrontare e a risolvere problemi d’interesse pubblico.
La scelta di un ulteriore incremento della tassazione pare, dunque, incomprensibile per chi vuole valorizzare il ruolo del volontariato e dell’intero mondo del terzo settore, di cui le stesse Fondazioni fanno parte e a cui danno alimento. Inoltre la prospettata decorrenza retroattiva dal 1° gennaio 2014 rischia di impattare sul sostegno ad attività già programmate. Così, oltre a un rafforzamento dell’irrazionalità della norma, paiono profilarsi anche elementi di incostituzionalità.
Fonte: CSVnet
Per ulteriori informazioni: www.acri.it
Il dibattito nel mondo del volontariato a proposito di riforma del Terzo Settore
Dichiarazione del presidente di CSVnet