Proponiamo l’interessante articolo del CSV di Milano sul significato di fare volontariato nella cornice di Expo 2015, prendendo spunto dalla normativa, dalla Carta dei valori del volontariato e anche dall’indagine sul valore economico del lavoro volontario di Istat, CSVnet e Fondazione Volontariato e Partecipazione.
Expo 2015 vedrà la partecipazione di 147 partecipanti ufficiali, 144 nazioni, 3 organizzazioni internazionali (ONU, CERN, Commissione Europea). Expo è quindi un evento che porta a Milano, facendole sedere ad un tavolo fatto di incontri, eventi, workshop e approfondimenti tematici, le massime istituzioni pubbliche mondiali. Fare volontariato in questa cornice significa operare perciò per il bene comune nel più stretto senso del termine, favorendo l’incontro di popoli, il dibattito su temi centrali per la vita dell’essere umano, partecipando indirettamente al progresso dell’intera umanità.
Quindi, se da un lato, in merito all’attività di volontariato l’art. 2 della legge 266/91 recita:
- Ai fini della presente legge per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà.
- L’attività del volontario non può essere retribuita in alcun modo nemmeno dal beneficiario. Al volontario possono essere soltanto rimborsate dall’organizzazione di appartenenza le spese effettivamente sostenute per l’attività prestata, entro limiti preventivamente stabiliti dalle organizzazioni stesse.
3. La qualità di volontario è incompatibile con qualsiasi forma di rapporto di lavoro subordinato o autonomo e con ogni altro rapporto di contenuto patrimoniale con l’organizzazione di cui fa parte.
Dall’altro, dopo 24 anni dalla sua stesura, questo prezioso articolo di legge deve fare i conti con una “quotidianità del volontariato” che ha cambiato non di poco gli orizzonti di riferimento nel quale essa si inseriva, introducendo concetti cardine come quello di “cittadinanza attiva” e “bene comune” che sempre più sono entrati prepotentemente al centro della vita di milioni di cittadini italiani.
Ad esempio nel 2001 la Carta dei valori del volontariato recita che “volontario è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l’umanità intera. Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai bisogni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione dei beni comuni“.
Un cambiamento d’orizzonte che non modifica quanto affermato nella normativa, ma che anzi, tenendo ben salda la componente “non profit” dell’opera del volontariato, apre l’orizzonte d’intervento del volontario anche ad eventi e occasioni dove la “comunità” o “il bene comune” sono valorizzati anche dall’intervento sinergico sia dagli enti pubblici (per il proprio mandato istituzionale) che delle imprese private (per scelte di responsabilità sociale).
Il concetto di cittadinanza attiva proietta quindi il singolo individuo spesso oltre l’associazionismo classico e spesso anche oltre il classico concetto di “solidarietà”, ormai non più solo concepita come attività socio-assistenziale, ma capace di toccare tutte le sfere del “bene comune”, dove uomini, strutture, istituzioni ma anche beni culturali o eventi, hanno bisogno dell’impegno della cittadinanza per continuare ad esistere.
Per questo il Volontariato in Expo è volontariato a tutti gli effetti: perché è agito in un contesto dove i soggetti principali sono delle istituzioni pubbliche (Stati e Organizzazioni) e dove la presenza contemporanea di milioni di cittadini del mondo, ma soprattutto italiani, non può che attivare il gioioso, libero e gratuito “ci sto” di decine di migliaia di volontari che garantiranno loro, oltre che una permanenza gradevole durante la visita, un “supporto umano” nel mentre entreranno in contatto con tematiche importantissime per l’intera umanità.