La Chiesa Italiana, appena uscita dalla profonda riflessione su se stessa e sulla propria missione fra gli uomini del nostro tempo nel Concilio Vaticano II, colse subito il prezioso patrimonio culturale e di orientamento ideale insito nelle numerose espressioni del volontariato affioranti.
Particolare attenzione è stata poi posta sul volontariato di ispirazione cristiana. Esso infatti, attinge alla propria fede, condivisa nella comunità ecclesiale, l’amore per la persona povera, ferita ed emarginata. Questo amore è la dimensione su cui ogni volontario cristiano fonda il proprio stile di vita e di relazione, oltre che l’esperienza di servizio.
Proprio perché attinto dalla fede, però, l’amore per gli ultimi non può essere patrimonio esclusivo di chi fa volontariato: deve essere piuttosto una ricchezza dell’intera comunità. Se espresso dalla comunità, tra l’altro, l’amore sarà molto più efficace. Il volontario, perciò, non è un operatore cui è delegata l’attività caritativa, ma è piuttosto l’animatore di un servizio che è svolto dall’intera comunità, in vari modi.
Richiamando continuamente la comunità cristiana al suo dovere d’amare, il volontariato contribuisce a farla crescere. Su questi intenti infatti si è concentrato lo sforzo della Chiesa Italiana attraverso gli orientamenti per l’ultimo decennio scorso espressi nel documento programmatico “Evangelizzazione e Testimonianza della Carità”.
Il volontariato d’ispirazione cristiana nasce da un’idea di persona che è “immagine e somiglianza” di un Dio che entra nella storia con libertà, gratuità e umiltà e che insegna la carità come principio della relazione tra Dio e gli uomini e degli uomini tra loro.
La relazione tra gli uomini assume, in Gesù Cristo, la forma della fraternità: diventa la Chiesa, dove ogni espressione di dono, di servizio libero è la risposta all’amore di Dio e il principio dell’amore umano.
La Carità nel suo duplice volto d’amore per Dio e per i fratelli è la sintesi della vita morale del credente.
In questa prospettiva, ricordando che Gesù è venuto a evangelizzare i poveri (Mt 11,5; Lc 7, 22), come non sottolineare più decisamente l’opzione preferenziale della Chiesa per i poveri e per gli emarginati? (Cfr.Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente, n.51)
Il volontariato per il cristiano è una delle esperienze nella quale dunque si manifesta e si realizza la Carità intesa come amore per i fratelli, risposta al dono ricevuto da Dio: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi i anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 34).
La Chiesa, la comunità cristiana nelle dimensioni diocesane e parrocchiali, vede nel volontariato che nasce da queste motivazioni un segno concreto e visibile dell’Amore di Dio, della Carità evangelica e della scelta preferenziale per i poveri.
La Spiritualità Del Volontariato
Il volontariato è uno dei possibili segni concreti di uno stile di vita cristiana della persona che informa la propria esistenza a partire da alcuni valori fondativi quali la gratuità, il dono, il rispetto della dignità dell’altro, la condivisione, la sobrietà. In questa chiave, la riflessione che nel decennio scorso ci ha impegnato come Chiesa, con le indicazioni pastorali di “Evangelizzazione e Testimonianza della Carità” e il forte richiamo del Papa contenuto nella “Novo Millennio Ineunte”, ci sollecita a mantenere l’esperienza del volontariato d’ispirazione cristiana con la dovuta evidenza, sottolineandone la dimensione spirituale seguendo l’immagine del Buon Samaritano.
L’azione volontaria incarna una scelta di stile di vita imperniata sui valori e sulle esperienze di dono e gratuità. Per il volontariato d’ispirazione cristiana questo è il riferimento valoriale qualificante.
La gratuità non può essere considerata solo come una categoria economica. Non si tratta di contrapporre il servizio gratuito a quello professionale retribuito, ma di dare significato e senso alla gratuità intesa come valore che guida la relazione; che dona in maniera disinteressata; che rispetta l’altro senza obbligarlo alla relazione, senza pretendere una restituzione. La gratuità qualifica la relazione, informa la mentalità dei progetti di vita, è una dimensione qualificante dell’essere cristiani.
Il volontariato si contraddistingue per la sua intrinseca volontà a muoversi verso, ad andare incontro. In questa prospettiva, la reciprocità non è mai intesa come misura della relazione ma come legame che si crea tra le persone in virtù del dono gratuito.
Lo stile del volontario d’ispirazione cristiana, carico del dono dell’Eucarestia domenicale, sceglie la prossimità come stile di vita che arriva a condividere nella sobrietà tempo, cose e ambienti con un’attenzione privilegiata ai più poveri e all’uso dei mezzi poveri, cercando di coinvolgere nell’esperienza di dono la propria famiglia e tutta la comunità cristiana.
La testimonianza cristiana del volontariato in una società che cambia può assumere un ruolo importante nel rendere responsabili e partecipi gli uomini al bene comune e verso una “civiltà dell’amore”, con fantasia e creatività. La nuova legislazione sociale affida al volontariato non solo compiti di supplenza ai nuovi servizi alla persona, ma lo vede intervenire ai tavoli territoriali per la programmazione e la gestione dei servizi. Da qui l’impegno a una nuova presenza sul territorio e nella società, in forma individuale e associata, del volontariato d’ispirazione cristiana, perché programmi e risorse siano orientate alla tutela dei diritti della persona.
Il volontariato d’ispirazione cristiana ha bisogno di riqualificarsi e riorientarsi dentro i cambiamenti sociali in atto, mantenendo fondativa la motivazione spirituale dei proprio impegno.
La capacità del volontariato di osservare i bisogni, di ascoltare la domanda, di essere presente capillarmente sul territorio e nelle comunità locali, di costruire ed innescare relazioni interpersonali, di portare all’evidenza bisogni e risposte concrete, di sostenere i diritti, d’interloquire con i soggetti sociali e le istituzioni, rende evidente come il volontariato possa aumentare la coesione sociale, contribuire alla costruzione di uno “spontaneo patto sociale” locale, creare le precondizioni per la costruzione di un discorso politico” che parta da un universo di valori condivisi e non solo dall’esplosione degli interessi* individuali, di gruppo, di categoria.
Il volontariato è uno dei soggetti del Welfare, accanto al Terzo Settore, che ha proprie specificità e differenze rispetto agli altri attori presenti nel sociale (cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, fondazioni, enti morali, enti religiosi/ecclesiali). Nel rapporto con il Terzo Settore il volontariato deve salvaguardare e valorizzare il proprio apporto d’originalità, che offre al mondo dei servizi sociali strumenti per un’evoluzione e una forza d’innovazione e creatività fondamentali. In questo senso si può affermare che se il Terzo Settore perdesse il volontariato o lo diluisse in una concezione riduzionistica, perderebbe l’anima stessa che lo aiuta ad essere segno di cambiamento e di ricchezza valoriale.
Nel rapporto con le istituzioni, il volontariato deve poter svolgere adeguatamente e propulsivamente il ruolo di collaboratore nella lettura dei bisogni, nell’individuazione delle priorità, nella programmazione delle politiche di cittadinanza, nella progettazione dei servizi, nella verifica della qualità e del raggiungimento degli obiettivi, denunciando anche carenze e sprechi. Questo compito di sussidiarietà orizzontale realmente partecipativa ha bisogno, oltre a leggi che lo riconoscano, anche di percorsi di consapevolizzazione, di formazione e d’accompagnamento che aiutino il volontariato stesso ad esserne attore significativo.