Danilo Dolci, uno dei più significativi protagonisti dell’impegno civile e della nonviolenza in Italia e nel mondo, nasce a Sesana il 28 giugno del 1924 e muore a Trappeto (Partinico) il 30 dicembre 1997.
Il suo impegno inizia durante la Seconda guerra mondiale, quando, ancora studente, combatte il regime fascista.
Abbandonati gli studi universitari decide di aderire all’esperienza di Nomadelfia (Carpi), comunità per giovani, animata da don Zeno Saltini.
Nel 1952 si trasferisce con la famiglia a Trappeto, piccolo borgo marinaro in provincia di Palermo, dove inizia un lavoro educativo per promuovere i diritti civili e combattere il condizionamento e il potere mafioso.
Fermo sostenitore della nonviolenza – il suo modello ideale era Ghandi – nei suoi incontri introduce il metodo maieutico, per promuovere “coscienza” e “conoscenza” tra i pescatori, i contadini poveri e analfabeti: lottare per avere l’acqua, le medicine… ammirare un tramonto, un cielo stellato… riparare una strada, imparare a leggere e a scrivere, annusare il profumo del mare, emanciparsi dalla cultura mafiosa.
Inventa lo “sciopero alla rovescia” che porta decine di persone a sistemare una strada pubblica. Proprio in quella occasione viene arrestato dalle forze dell’ordine per occupazione di suolo pubblico. L’eco dell’episodio è tale che il grande giurista e costituente Piero Calamandrei decide di difenderlo gratuitamente al processo.
La sua vita è costellata da un’intensa azione educativa per l’emancipazione e l’affrancamento degli ultimi. Fonda un centro di ritrovo, “Il Borgo di Dio”, per fare incontrare e discutere la gente e i bambini del posto con politici, intellettuali di fama internazionale… Costruisce la “Scuola di Mirto”, dopo aver lungamente ascoltato le esigenze dei bambini.
Poeta, scrittore, sociologo, architetto, ma soprattutto educatore, Danilo Dolci ha lasciato una preziosa eredità educativa tutta da riscoprire, conoscere e riproporre. “Ognuno è degno di essere ascoltato e preso in considerazione in quanto persona”. “Ognuno ha il dovere di pretendere i propri diritti”. Ecco, allora, i contadini in conferenza con i politici, i pescatori con i filosofi, i bambini con gli intellettuali ad apprendere “insieme” la vita…
(Matteo Scirè)
Per approfondire:
Danilo Dolci: l’educazione tra poesia e scienza (G. Cacioppo)
Dolci e la pedagogia dello sviluppo (M. Scirè)
Educazione e cittadinanza nel primo Danilo Dolci (V. Schirripa)
Danilo Dolci e noi (Raffaello Saffioti)