Piazza San Pietro
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La Famiglia – 8. I Bambini (I)
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Dopo aver passato in rassegna le diverse figure della vita familiare – madre, padre, figli, fratelli, nonni –, vorrei concludere questo primo gruppo di catechesi sulla famiglia parlando dei bambini. Lo farò in due momenti: oggi mi soffermerò sul grande dono che sono i bambini per l’umanità – è vero sono un grande dono per l’umanità, ma sono anche i grandi esclusi perché neppure li lasciano nascere – e prossimamente mi soffermerò su alcune ferite che purtroppo fanno male all’infanzia. Mi vengono in mente i tanti bambini che ho incontrato durante il mioultimo viaggio in Asia: pieni di vita, di entusiasmo, e, d’altra parte, vedo che nel mondo molti di loro vivono in condizioni non degne… In effetti, da come sono trattati i bambini si può giudicare la società, ma non solo moralmente, anche sociologicamente, se è una società libera o una società schiava di interessi internazionali.
Per prima cosa i bambini ci ricordano che tutti, nei primi anni della vita, siamo stati totalmente dipendenti dalle cure e dalla benevolenza degli altri. E il Figlio di Dio non si è risparmiato questo passaggio. E’ il mistero che contempliamo ogni anno, a Natale. Il Presepe è l’icona che ci comunica questa realtà nel modo più semplice e diretto. Ma è curioso: Dio non ha difficoltà a farsi capire dai bambini, e i bambini non hanno problemi a capire Dio. Non per caso nel Vangelo ci sono alcune parole molto belle e forti di Gesù sui “piccoli”. Questo termine “piccoli” indica tutte le persone che dipendono dall’aiuto degli altri, e in particolare i bambini. Ad esempio Gesù dice: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). E ancora: «Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10).
Dunque, i bambini sono in sé stessi una ricchezza per l’umanità e anche per la Chiesa, perché ci richiamano costantemente alla condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio: quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono. E tutti, siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono!
I bambini ci ricordano un’altra cosa bella; ci ricordano che siamo sempre figli: anche se uno diventa adulto, o anziano, anche se diventa genitore, se occupa un posto di responsabilità, al di sotto di tutto questo rimane l’identità di figlio. Tutti siamo figli. E questo ci riporta sempre al fatto che la vita non ce la siamo data noi ma l’abbiamo ricevuta. Il grande dono della vita è il primo regalo che abbiamo ricevuto. A volte rischiamo di vivere dimenticandoci di questo, come se fossimo noi i padroni della nostra esistenza, e invece siamo radicalmente dipendenti. In realtà, è motivo di grande gioia sentire che in ogni età della vita, in ogni situazione, in ogni condizione sociale, siamo e rimaniamo figli. Questo è il principale messaggio che i bambini ci danno, con la loro stessa presenza: soltanto con la presenza ci ricordano che tutti noi ed ognuno di noi siamo figli.
Ma ci sono tanti doni, tante ricchezze che i bambini portano all’umanità. Ne ricordo solo alcuni.
Portano il loro modo di vedere la realtà, con uno sguardo fiducioso e puro. Il bambino ha una spontanea fiducia nel papà e nella mamma; ha una spontanea fiducia in Dio, in Gesù, nella Madonna. Nello stesso tempo, il suo sguardo interiore è puro, non ancora inquinato dalla malizia, dalle doppiezze, dalle “incrostazioni” della vita che induriscono il cuore. Sappiamo che anche i bambini hanno il peccato originale, che hanno i loro egoismi, ma conservano una purezza, e una semplicità interiore. Ma i bambini non sono diplomatici: dicono quello che sentono, dicono quello che vedono, direttamente. E tante volte mettono in difficoltà i genitori, dicendo davanti alle altre persone: “Questo non mi piace perché è brutto”. Ma i bambini dicono quello che vedono, non sono persone doppie, non hanno ancora imparato quella scienza della doppiezza che noi adulti purtroppo abbiamo imparato.
I bambini inoltre – nella loro semplicità interiore – portano con sé la capacità di ricevere e dare tenerezza. Tenerezza è avere un cuore “di carne” e non “di pietra”, come dice la Bibbia (cfr Ez 36,26). La tenerezza è anche poesia: è “sentire” le cose e gli avvenimenti, non trattarli come meri oggetti, solo per usarli, perché servono…
I bambini hanno la capacità di sorridere e di piangere. Alcuni, quando li prendo per abbracciarli, sorridono; altri mi vedono vestito di bianco e credono che io sia il medico e che vengo a fargli il vaccino, e piangono … ma spontaneamente! I bambini sono così: sorridono e piangono, due cose che in noi grandi spesso “si bloccano”, non siamo più capaci… Tante volte il nostro sorriso diventa un sorriso di cartone, una cosa senza vita, un sorriso che non è vivace, anche un sorriso artificiale, di pagliaccio. I bambini sorridono spontaneamente e piangono spontaneamente. Dipende sempre dal cuore, e spesso il nostro cuore si blocca e perde questa capacità di sorridere, di piangere. E allora i bambini possono insegnarci di nuovo a sorridere e a piangere. Ma, noi stessi, dobbiamo domandarci: io sorrido spontaneamente, con freschezza, con amore o il mio sorriso è artificiale? Io ancora piango oppure ho perso la capacità di piangere? Due domande molto umane che ci insegnano i bambini.
Per tutti questi motivi Gesù invita i suoi discepoli a “diventare come i bambini”, perché “a chi è come loro appartiene il Regno di Dio” (cfr Mt 18,3; Mc 10,14).
Cari fratelli e sorelle, i bambini portano vita, allegria, speranza, anche guai. Ma, la vita è così. Certamente portano anche preoccupazioni e a volte tanti problemi; ma è meglio una società con queste preoccupazioni e questi problemi, che una società triste e grigia perché è rimasta senza bambini! E quando vediamo che il livello di nascita di una società arriva appena all’uno percento, possiamo dire che questa società è triste, è grigia perché è rimasta senza bambini.
Saluti:
J’accueille avec plaisir les pèlerins francophones, en particulier les jeunes venus nombreux, et le groupe du Secours catholique de Marseille.
Le temps du Carême est un temps favorable pour « devenir comme des enfants », parce que « le royaume de Dieu est à ceux qui leur ressemblent ». Que Dieu vous y aide et vous bénisse !
[Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua francese, in particolare i numerosi giovani e il gruppo del Soccorso cattolico di Marsiglia.
La Quaresima è un tempo favorevole per «diventare come bambini», perché «il regno di Dio è per coloro che assomigliano a loro». Che Dio vi aiuti in questo e vi benedica.]
I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from Great Britain, Denmark, Norway, Sweden, Philippines, Canada and the United States of America. Upon all of you, and your families, I invoke an abundance of joy and peace in the Lord Jesus. God bless you all!
[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Gran Bretagna, Danimarca, Norvegia, Svezia, Filippine, Canada e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica!]
Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger deutscher Sprache und die verschiedenen Schulgruppen, besonders an die Christian-Hülsmeyer-Schule aus Barnstorf. Ich grüße auch die lieben Pilger aus Boppard. Ich wünsche euch einen guten Aufenthalt in Rom, der Stadt, wo viele Heilige gelebt haben. Die Heiligen sind Glaubensvorbilder, die nachzuahmen sind. Ich wünsche euch alles Gute. Gott segne euch.
[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua tedesca e ai diversi gruppi scolastici, in particolare la Christian-Hülsmeyer-Schule di Barnstorf. Saluto anche i cari pellegrini di Boppard. Vi auguro una buona permanenza a Roma, la città dove hanno vissuto molti santi. I santi sono modelli di fede da imitare! Vi auguro ogni bene. Dio vi benedica.]
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España, México, Perú, Argentina, Uruguay. Hermanos y hermanas, los niños dan vida, alegría, esperanza. Dan también preocupaciones y a veces dan problemas, pero es mejor así que una sociedad triste y gris porque se ha quedado sin niños, o no quieren a los niños. Pidamos que Jesús los bendiga y la Virgen los cuide. Muchas gracias.
Queridos peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! A todos vos saúdo, com menção particular dos grupos paroquiais de Santa Rita e de São Vicente, desejando que possais viver e crescer na amizade com Deus Pai, deixando que o seu amor sempre vos regenere como filhos e vos reconcilie com Ele e com os irmãos. Desça, sobre vós e vossas famílias, a abundância das suas bênçãos.
[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Nel salutarvi tutti, in particolare i gruppi parrocchiali di Santa Rita e di São Vicente, vi auguro di vivere e crescere nell’amicizia con Dio Padre, lasciando che il suo amore sempre vi rigeneri come figli e vi riconcili con Lui e con i fratelli. Scenda su di voi e sulle vostre famiglie l’abbondanza delle sue benedizioni.]
أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ منالشّرق الأوسط. أيّها الإخوةُ والأخواتُ الأعزّاء، الأطفال هم غنى للبشريّة والكنيسة، لنتعلّم منهم الحنان والثقة العفويّة بالله. ليبارككُم الرب!
[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, i bambini sono una ricchezza per l’umanità e per la chiesa, impariamo da loro la tenerezza e la spontanea fiducia in Dio! Il Signore vi benedica!]
Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, zastanawiając się nad rolą dzieci w społeczeństwie, uświadamiamy sobie, że dzieci przynoszą ze sobą życie, radość, nadzieję. Z pewnością przynoszą również troski a czasami problemy. Ale lepsze jest społeczeństwo z tymi troskami i problemami, niż społeczeństwo smutne i szare bez dzieci! Módlmy się, aby każde dziecko było przyjmowane z miłością i z wdzięcznością wobec Boga dawcy życia. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!
[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, riflettendo sul ruolo dei bambini nella società, ci rendiamo conto che i bambini portano vita, allegria e speranza. Certamente portano anche preoccupazioni e a volte problemi; ma è meglio una società con queste preoccupazioni e questi problemi, che una società triste e grigia perché è rimasta senza bambini! Preghiamo perché ogni bambino sia accolto con amore e con gratitudine verso Dio datore della vita. Sia lodato Gesù Cristo!]
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Sono lieto di accogliere le Suore Passioniste di San Paolo della Croce, nel secondo centenario della Fondazione, la delegazione della fiaccola benedettina “pro pace et Europa una”, con l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Mons. Renato Boccardo e i fedeli di Vercelli accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Marco Arnolfo: vi invito ad essere convinti diffusori della misericordia di Dio, supremo garante della giustizia e della pace. Saluto i membri della Polizia di Stato delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata; i medici dell’Associazione “Sorridi Konou Africa” e gli studenti, in particolare quelli dell’Istituto Comprensivo Ciampoli-Spaventa di Atessa. A tutti auguro che la visita alla Città Eterna diventi un’occasione di riscoperta della fede e di crescita nella carità.
Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domani celebreremo la Solennità di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale. Cari giovani, guardate a lui come esempio di vita umile e discreta; cari ammalati, portate la croce con l’atteggiamento del silenzio e dell’orazione del padre putativo di Gesù; e voi, cari sposi novelli, costruite la vostra famiglia sullo stesso amore che legò Giuseppe alla Vergine Maria.