Il nuovo numero di Proposta Educativa
«Ricominciare dall’educazione»
Vincenzo Lumia: «Serve una cultura della cura per sconfiggere quella dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente.
Promuovere la cultura della cura necessita l’urgenza ormai improcrastinabile di un serio investimento educativo globale, che chiama in causa tutti: la famiglia, la scuola, l’università, la comunicazione sociale, le religioni, la politica, le istituzioni, gli stati.
C’è bisogno, come non mai, di un’opera educativa innanzitutto sul versante degli adulti, oggi i primi “poveri” di educazione e di conseguenza responsabili in gran parte della povertà educativa che caratterizza le nuove generazioni.
Come adulti dobbiamo avere la consapevolezza ed il coraggio, l’umiltà di reciprocamente “educarci”. Solo a queste condizioni avremo le carte in regola, l’autorevolezza per un’azione educativa nei confronti di chi è nuovo alla vita e poter innescare processi virtuosi di coeducazione: adulti e giovani insieme per «far progredire l’umanità sulla via della fraternità, della giustizia e della pace fra le persone, le comunità, i popoli e gli Stati… per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente».
Dall’educazione possono e devono venire gli antidoti per evitare mali sempre più pericolosi e vivere questo nostro tempo con l’equipaggiamento adeguato a tutte le dimensioni del nostro essere umani: esistenziale, spirituale, culturale, sociale, economica, politica. Un equipaggiamento che abbia come fulcro la consapevolezza della nostra condizione umana, del fatto di essere persone: “sono per”, “siamo per”. Tanto più abbiamo chiaro questo, tanto più comprendiamo il significato ed il valore della comunità, della solidarietà, dell’interdipendenza, della responsabilità… come pure la fragilità, la precarietà, il limite insiti nell’ essere umani e che ci obbligano a fare i conti, a non sfuggire ai perenni, grandi interrogativi esistenziali e ad allargare l’orizzonte, a ricercare e tendere all’ oltre, senza deliri di onnipotenza, ad accogliere l’altro, fino a giungere al totalmente Altro e, quindi, tornare a considerare che siamo creature, che c’è un Creatore.
E’ necessario un rinnovato impegno educativo che accompagni le trasformazioni e orienti i cambiamenti, che aiuti ciascuno a “so-stare” nella crisi, assumendosi fino in fondo le proprie responsabilità, senza appiattimenti, con la consapevolezza dei tempi lunghi che si hanno davanti e la volontà di finalmente affrontare e dare soluzione alle tante insufficienze, inadempienze, storture, ingiustizie che la pandemia ha evidenziato e ingigantito: “Abbiamo mancato nel custodire la terra, nostra casa-giardino, e nel custodire i nostri fratelli. Abbiamo peccato contro la terra, contro il nostro prossimo e, in definitiva, contro il Creatore”. Non si tratta, pertanto, di ritornare alla normalità: sappiamo bene, e Papa Francesco costantemente lo ribadisce, che dalla crisi non si esce uguali a prima: come singoli, come comunità, come stati ne usciremo peggiori o migliori. Purtroppo tanti segnali ci inquietano: paura, disorientamento, povertà e disoccupazione crescenti, violenze, individualismi esasperati, razzismi, costellano la cronaca quotidiana a fronte di una classe politica e dirigenziale inadeguata, autoreferenziale, ripiegata su interessi di parte. Con sano realismo dobbiamo tener presente tutto ciò e valorizzare i germi di bene e le tante energie positive presenti, avere il coraggio di osare e sperimentare autentiche relazioni di comunità, fatte di solidarietà, di accoglienza, di fraternità.
Dall’educazione, dalla formazione, dalla cultura devono venire le risorse e le energie necessarie per vincere le paure, per costruire un “noi” senza barriere, esclusioni, ma aperto all’accoglienza, soprattutto dei più poveri ed emarginati, con la consapevolezza di essere non onnipotenti, non onniscenti, non immortali, ma creature fragili, interdipendenti e di appartenere tutti all’unico genere, quello umano: restiamo, pertanto, umani».
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