Il Sinodo indetto da Papa Francesco sul tema della famiglia ha posto al centro della attenzione della Chiesa una delle realtà più importanti della sua vita comunitaria, e ha finalmente messo in moto un nuovo metodo di lavoro, quello della consultazione delle Chiese locali, non soltanto a livello gerarchico, ma anche a livello laicale. Consultazioni che nel passato erano puramente “formali”, riservate ai più alti livelli del clero e ai laici più “allineati”, adesso sono state estese e partecipate alle comunità più periferiche. E sono inevitabilmente emersi “nodi” importanti, che riguardano tutta la tematica familiare ma che si concentrano su alcune discussioni, che riguardano, ad esempio, la concessione del sacramento dell’eucaristia a separati o divorziati.
Cinque cardinali hanno pubblicato un testo di “richiamo” alla tradizione canonica e alla disciplina ecclesiastica, rammentando la stretta interconnessione di tali norme con la Scrittura e pertanto la intangibilità delle stesse. Dall’altra parte, si mettono avanti delle esigenze pastorali più avanzate, che permetterebbero, in una casistica più o meno ampia, ai soggetti in questione ad accedere al sacramento dell’eucaristia.
In questo sfondo, emergono alcune considerazioni:
1. Fondamento della Scrittura è la misericordia di Dio e lo stato di “peccato” dell’uomo, che quindi non è legato a questa o a quell’azione, ma lo coinvolge in pieno in quanto sperimentatore del proprio limite. In questo, il Magistero di Papa Francesco è chiaro, e la sua azione pastorale lampante: siamo tutti peccatori, e pertanto bisognosi della misericordia di Dio, che non dobbiamo stancarci di invocare. Dio si è coinvolto in pieno nell’insufficienza dell’uomo, facendosi “peccato” in Gesù Cristo: la comunione con Lui non riguarda pertanto alcuni eletti, ma tutti gli uomini in quanto peccatori, certamente in un percorso di penitenza e di conversione.
2. L’Eucaristia è il culmine della comunione dell’uomo con Dio, non dell’uomo “pulitino” e vestito a festa, ma dell’uomo sporco dei suoi peccati. Il Vangelo è pieno di questi episodi. Cristo accetta la Samaritana, come il pubblicano, come la prostituta, così come sono, non attendendo che ripuliscano la loro vita (il cambiamento è semmai una conseguenza, e non il presupposto), ma abbracciandoli e sporcandosi di fango con loro.
3. Il cammino della Chiesa è nella storia, e dalla storia mutua errori e progressi. Fermo restando il cuore del messaggio cristiano, la sua proposizione varia coi i tempi. Altro è il Vangelo, altro la disciplina della Chiesa, le cui regole possono cambiare nel tempo. Immutabili sono Dio misericordioso e l’uomo peccatore. Mutabili sono modi con cui la Chiesa annunzia queste verità e le rende comprensibili.
4. L’attuale concessione dell’Eucaristia al separato che non fa sesso è un concentrato di ipocrisia e di superficialità: quando si vive l’amore coniugale, coloro che si amano veramente sanno bene che in questo amore non si può separare sesso da affetto, aiuto reciproco da tenerezza, e che soltanto una morale sessuofobica e “arraggiata” fa considerare da parte della gerarchia ecclesiastica il sesso come la sola componente di una relazione d’amore e quindi l’unico elemento ostacolo all’ammissione al sacramento.
5. Non è in discussione l’indissolubilità di un matrimonio, realmente vissuto come sacramento, nella concessione dell’eucaristia a coloro che, nella loro coscienza rettamente coltivata, hanno sperimentato il fallimento e la sconfitta. La Chiesa deve continuare ad educare i fidanzati al Sacramento del Matrimonio indissolubile, come valore fondato sul Vangelo, deve continuare a portarlo a modello fondante della società, ma deve anche considerare la fallibilità dell’uomo e guardare con attenzione e rispetto altri percorsi. Gesù Cristo è anche accanto a coloro che percorrono strade più tortuose.