Sacerdote, maestro e scrittore vicino ai più umili, si è battuto per il riscatto esistenziale e morale dei baraccati di Roma, dopo essersi avvicinato alla pedagogia di don Lorenzo Milani. Ciò lo ha portato, tra l’altro, alla fondazione della “Scuola 725”, dal numero della baracca che la ospitava, nella zona lungo gli archi dell’ Acquedotto Felice, dove c’era un nutrito insediamento di baraccati.
Una realtà alle spalle della chiesa parrocchiale di San Policarpo, dove don Roberto era stato mandato come collaboratore. Una baraccopoli a pochi metri dal suo impegno pastorale, che lo spinse ad approfondire la conoscenza e i bisogni di quanti ci vivevano dentro. Erano migranti provenienti dalle regioni più povere del Sud Italia, (Sicilia, Calabria, Abruzzo e Basilicata) che, a causa del loro bassissimo salario non potevano permettersi di pagare l’affitto.
Per alcuni giorni Don Roberto frequentò il borghetto per poi decidere di fare una scelta radicale: andare a vivere con i baraccati.
Mirella Arcamone ha intervistato don Roberto sulla riforma della Scuola.
Di seguito l’intervista: