CONVEGNO DI STUDI
«Coltivare l’umano e umanizzare l’uomo»
Dal Documento Congressuale del Mieac:
LA QUESTIONE DELL’UOMO E DELL’UMANO
In quest’età dell’incertezza è necessario riscoprire il valore autentico, la centralità e la dignità della persona umana, che va considerata un fine e non un mezzo.
In modo sempre più evidente si affermano scelte che rischiano di compromettere il futuro delle nuove generazioni e generano precarietà, violenza, male di vivere, inquinamento, distruzione delle risorse naturali ed energetiche, sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Forme di nuove schiavitù, di idoli, di poteri visibili e occulti tendono ad ostacolare il cammino di libertà dell’essere umano.
Il Mieac, pertanto, intende impegnarsi a:
– Coltivare l’umano e umanizzare l’uomo
Il XX secolo ci ha fatto sperimentare in quale stato di abiezione può ridursi l’uomo. L’olocausto e i campi di stermino sono il paradigma di ciò che può significare la desertificazione del cuore umano e dei valori fondativi della convivenza. Purtroppo sembra che l’uomo contemporaneo non abbia raccolto l’insegnamento della storia, tanto che ancora oggi di fronte alle situazioni di povertà, di disuguaglianza, dei gravi squilibri mondiali, delle grandi migrazioni di popoli dagli scenari di guerra, di fame e di miseria, si stende spesso un muro di indifferenza, se non rigurgiti di insofferenza, di xenofobia, di non accettazione della diversità.
In tale contesto, in cui al posto di ponti si continuano ad innalzare muri, l’impegno per l’affermazione dei diritti umani, il superamento delle diseguaglianze, la denuncia della società dello scarto e dell’indifferenza, la lotta per un’economia dal volto umano e solidale devono costituire un programma concreto di pensiero e di azione per una società inclusiva.
Un impegno questo sostenuto e accompagnato da percorsi educativi volti a favorire la libertà della coscienza oltre le costrizioni, il giudizio critico sulle cose, la responsabilità delle decisioni e delle scelte, la relazione con se stessi e con gli altri, la creatività e il sogno, il senso dell’alterità, l’adesione ai valori di solidarietà, fraternità, uguaglianza.
– Guardare con occhi nuovi il mondo
Riuscire, cioè, a cogliere i fermenti di bene e di verità che hanno bisogno di essere curati perché si sviluppino e producano frutto.
Si tratta di cercare risposte inedite ai nuovi problemi della famiglia, di approfondire la dimensione etica e il confronto con la cultura, la ricerca scientifica e tecnologica, perché ogni progresso sia posto al servizio della vita.
Occorre dare slancio al cammino ecumenico, al dialogo interculturale e interreligioso come via per costruire la concordia e la pace.
Occorre scommettere sulla carità, esprimere con forza l’impegno per l’affermazione dei diritti umani, della dignità della persona, in tutte le stagioni della vita, della promozione dei deboli, ridisegnare il mondo e il sistema della relazioni a partire dai poveri, con i poveri.
Il Concilio ed il magistero di Papa Francesco devono costituire il filo rosso dei nostri itinerari educativi e devono continuare a scomodare la nostra indifferenza di fronte allo scandalo dei diritti negati, a partire da quelli fondamentali, spingerci a lavorare con impegno e responsabilità per un nuovo ordine mondiale fondato sulla giustizia, sulla pace, sulla salvaguardia del creato, sulla condivisione dei beni della terra, che Dio ha destinato all’intera famiglia umana e non solo ad alcuni privilegiati.
– Realizzare itinerari educativi che favoriscano l’opzione preferenziale per i poveri
In una visione autenticamente cristiana del tempo e della storia, la scelta essenziale è quella di vivere nel cuore degli avvenimenti, in modo da smascherare le situazioni di povertà e di disuguaglianza, perché ogni “struttura di peccato” sia eliminata e si pongano le basi per la costruzione di un modo più giusto e solidale.
– Diventare capaci di generare
Guardare il mondo con uno sguardo generativo significa educarsi ed educare al “noi”, piuttosto che “all’io”, una condizione previa questa per modificare la società dal basso, sviluppando relazioni interpersonali autentiche, in cui si sperimenta l’accoglienza, il dialogo, il dono di sé, la disponibilità all’altro visto come dono.