6 agosto 1945: viene sganciata la prima bomba atomica. 6 agosto 1978: muore Paolo VI. Agosto 2024: imperversano venti di guerra.
Guardiamo a San Paolo VI, ascoltiamo le sue attualissime parole, per costruire insieme a tutti gli uomini di buona volontà la Civiltà dell’Amore.
«L’odio è più facile dell’amore…
Ci sia consentito di indicare fugacemente alcune forme concrete, fra le tante esistenti e possibili, nelle quali si manifesta l’opposizione alla fratellanza fra gli uomini. Accenniamo appena, quasi per esemplificare.
Primo: il nazionalismo, che divide i popoli opponendoli gli uni agli altri, alzando fra loro barriere di contrastanti ideologie, di psicologie chiuse, di interessi esclusivi, di ambizioni autarchiche, quando non sia di avidi e prepotenti imperialismi. Questo nemico della fratellanza umana oggi riprende vigore. Pareva superato, almeno virtualmente, dopo la tragica esperienza dell’ultima guerra mondiale; esso risorge. Noi preghiamo governanti e popoli di vigilare, di moderare questo facile istinto di prestigio e di emulazione; può di nuovo essere fatale…
Altro ostacolo, rinascente anch’esso, il razzismo, che separa ed oppone le differenti stirpi componenti la grande famiglia umana, creando orgogli, diffidenze, esclusivismi, discriminazioni, e talora oppressioni a danno del reciproco rispetto e della dovuta stima, che devono fare delle diverse denominazioni etniche un pacifico concerto di popoli fratelli.
Così non possiamo non guardare con spavento un militarismo, rivolto non già alla legittima difesa dei rispettivi Paesi e al mantenimento della pace universale, ma teso piuttosto verso armamenti sempre più potenti e micidiali, che impegnano colossali energie di uomini e di mezzi, alimentano la psicologia di potenza e di guerra, e inducono a fondare la pace sulla base infida e inumana del reciproco timore. Anche a questo riguardo osiamo augurare che le guide dei Popoli sappiano proseguire con cuore prudente e magnanimo sulla via del disarmo, e vogliano generosamente prospettare la devoluzione, anche se parziale e graduale, delle spese militari a scopi umanitari, e non solo a vantaggio dei propri Stati, ma a beneficio altresì dei Paesi in via di sviluppo e in condizione di bisogno: la fame e la miseria, la malattia e la ignoranza implorano ancora soccorso…
Potremmo dimenticare, in questo triste elenco di ostacoli alla fratellanza, il classismo, ancora tanto aspro e forte nella società contemporanea; e lo spirito di partito e di fazione, che oppone ideologie, metodi, interessi, organizzazioni nell’intero tessuto stesso delle varie comunità? Per un verso questi complessi e vastissimi fenomeni sociali uniscono fra loro gli uomini aventi comuni interessi, ma, per un altro verso, tanto spesso scavano abissi incolmabili fra le varie categorie umane, e fanno della loro opposizione sistematica una ragione di vita, dando alla nostra società, estremamente evoluta nella perfezione tecnica ed economica, il volto triste ,e amaro della discordia e dell’odio.
La società non è felice, perché non è fraterna. Conosciamo le difficoltà enormi che sembrano rendere insolubili i problemi della libera e amica convivenza sociale. Ma quanto a Noi non Ci stancheremo di predicare l’amore del prossimo, come basilare principio d’una società veramente umana…»
Dal Radiomessaggio natalizio di Papa Paolo VI del 22 dicembre 1964
Per approfondire:
Discorso di Papa Paolo VI all’Onu