Disastro idrogeologico:
la tragedia di Ischia ci risucchia sempre nell’Italia del “giorno dopo” o finalmente ci sposta sull’Italia del “giorno prima”?
Giuseppe Lumia: Sono ore drammatiche. Le immagini di Ischia ci prendono allo stomaco. Il pensiero torna continuamente a quelle vittime, soprattutto ai bambini rimasti intrappolati nel fango. In ognuno di noi fa capolino il ricordo di fatti tragici più o meno gravi che sono avvenuti nei vari territori. Bombe d’acqua, terremoti, frane, inondazioni, incendi continuano a martoriare ogni Regione del nostro Belpaese.
Il cambiamento climatico ha un suo ruolo? Altroché! I condoni che sanano interventi edilizi pure nei posti più impensabili? Certamente! Il mancato utilizzo di risorse già stanziate per la messa in sicurezza del territorio? Sicuramente!
Intanto prendiamo atto che le ferite profonde e spesso mortali inferte al territorio chiamano in gioco tutta l’Italia, da Nord a Sud. Evitiamo quindi l’ennesimo e insopportabile conflitto a somma zero tra una parte dell’Italia e l’altra!
Evitiamo pertanto che tutto finisca con le solite liti, spesso strumentali quando toccano la politica dell’uno contro l’altro armato, pronti a metterci il dito nell’occhio pur di trarne un vantaggio politico elettorale.
Evitiamo inoltre che i nuovi interventi vengano delegati a quella burocrazia che è onnivora di potere ma, al momento di assumere decisioni, quando bisogna mettere la firma, si tira indietro e blocca tutto, facendo affidamento a una politica che si è ridotta a un ruolo ancillare piuttosto che proporsi come guida.
C’è una questione che sta alla base, su cui dobbiamo chiarirci bene le idee. La questione di fondo è che l’Italia del “giorno dopo” è spesso capacissima, mentre quella del “giorno prima” è sempre un disastro. Gli esempi sono innumerevoli e possiamo trovarli in tutti i campi. Generosità nei soccorsi, solidarietà a breve, presenze istituzionali a gogò sui luoghi dei disastri, nuove risorse formalmente stanziate, ma appena i riflettori si spengono “l’Italietta” inconcludente riprende il sopravvento.
Spazziamo via finalmente quel patto perverso che fa dello Stato italiano uno Stato inefficiente sull’assetto idrogeologico ma anche sul welfare e sul rispetto della legalità in genere e che, in cambio di consenso di corto respiro, lascia fare: chiude gli occhi quando si deve far rispettare l’obbligo fiscale, si volta dall’altro lato quando si costruisce in modo abusivo per poi svegliarsi solo molti anni dopo quando i danni sono irreparabili, spinge a creare con la politica un rapporto clientelare e burocratico. Per il resto, ci si affida alla buona stella e poi, quando succede un evento drammatico, si pretende di riscattarsi con l’Italia del “giorno dopo”.
Se vogliamo fare finalmente le cose sul serio e mettere in piedi l’Italia del “giorno prima”, si richiede un piglio progettuale energico, fattivo, operativo, dove si fa concreta prevenzione e si programma, si verificano i risultati e i tempi di realizzazione ed eventualmente si esercitano senza titubanze i poteri sostitutivi.
Solo così tutti possiamo metterci in gioco e cooperare per trasformare l’impegno per l’assetto idrogeologico in una grande risorsa di cambiamento o, meglio, di rigenerazione ambientale e sociale dei territori e del Paese. Concentriamoci con tutte le nostre forze su questo piglio. Il sapere scientifico progettuale è pronto da tempo, facciamo in modo che anche il resto delle istituzioni e della società entrino in questa logica, dalla politica alla burocrazia, dalle imprese ai cittadini e alla società civile organizzata.
Su questo argomento ho rilasciato questa mattina un’intervista a RVS, che trovate sul mio sito a questo link: https://www.giuseppelumia.it/…/rubrica-settimanale-con…/
Per chi volesse approfondire, segnalo il rapporto dell’ISPRA sul dissesto idrogeologico in Italia, da cui sono tratte anche le immagini (mappa della pericolosità idraulica e da frana e indicazione delle superfici franose su base regionale)