Al centro delle risposte di Giovanni c’è la persona dell’altro, con i suoi diritti e la sua dignità, valori che non devono essere sminuiti o violati.
Giovanni ha accolto la Parola e l’ha annunciata. Anche noi siamo chiamati ad accogliere la Parola per poterla a nostra volta annunciare.
Vegliate e pregate: due atteggiamenti che Gesù ci invita a coltivare dentro di noi, in attesa della sua venuta
Le caratteristiche di questo regno non sono e non devono diventare solo slogans da proclamare, ma orizzonti verso cui costantemente tendere ad ogni costo.
«Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Queste parole non devono spingerci a cercare con paura il giorno e l’ora, come fanno tanti falsi profeti. Essi tentano di fare proseliti attraverso la paura e offrendo una falsa sicurezza: nessuno conosce il giorno e l’ora, se non il Padre che è…
Mentre gli altri danno il superfluo, questa donna dà quello che le è necessario per vivere e lo fa per un gesto di amore verso il tempio, per un sincero e totale atto di culto a Dio.
«Rabbunì, che io veda di nuovo!». Tornare a vedere di nuovo, e non come prima. Ricominciare a vedere, a vedere le cose, la vita e se stesso con la nuova capacità di vedere che Gesù gli da.
Si tratta di un capovolgimento di valori: “Il più grande diventi servitore degli altri”.
Gesù non è un legalista e nemmeno è venuto per giudicare e condannare, ma per ricordare all’uomo l’altezza straordinaria della sua vocazione.
Chi con verità e passione interiore si dà da fare per rendere il mondo, la società, l’ambiente in cui vive più giusti, più fraterni e cooperativi, costui appartiene già al numero dei discepoli e non viene sconfessato da Gesù.
La logica del regno di Dio è capovolta rispetto ai criteri di questo mondo.
Gesù fa una domanda che provoca in prima persona.