N° 2 – 2023
Condividere. I sogni si costruiscono insieme
Editoriale di Gianni Milazzo
Presidente nazionale del Mieac
Questo numero di Proposta Educativa è interamente dedicato ai contenuti emersi nel Convegno di studi che il Mieac a tenuto a Baida (Palermo) dal 22 al 25 aprile 2023.
Il frutto di uno sguardo profetico, che sappia andare al di là delle consuete abitudini comportamentali, implica l’assunzione di uno stile di vita fondato sulla condivisione, frutto delle scelte compiute da chi ha saputo guardare oltre gli schemi, i preconcetti e i comportamenti più diffusi. Chi sa davvero alzare lo sguardo o guardare al di là delle apparenze, non può che scegliere di attivare processi di condivisione nella vita propria, degli altri e – a raggio via via più ampio – nel territorio, nel mondo della cultura, del lavoro, della scuola, della famiglia. Siamo infatti educatori nella concretezza delle situazioni ordinarie in cui viviamo e per il nostro modo di essere e di vivere, più che per i bei concetti o per le belle parole che sappiamo pronunciare.
Non sembra però che, nell’attuale contesto sociale e culturale, il valore della condivisione sia particolarmente sentito o praticato. È più diffuso lo spirito del particolarismo, dell’individualismo nelle scelte economiche e politiche; è più diffuso lo spirito identitario, che spinge a stare sulla difensiva rispetto a chi è estraneo, concorrente e per ciò stesso nemico. Non mancano è vero le spinte, in senso opposto, alla solidarietà e alla condivisione di valori, così come non sono di certo assenti esperienze e progetti per educare ad un’autentica apertura di cuore e di mente; ma si tratta di esperienze non sempre evidenziate come si dovrebbe, né a sufficienza praticate. In ogni caso l’azione educativa è sempre chiamata ad abbattere i muri, a sciogliere le rigidità personali, a fare scoprire quanto lo spirito di solidarietà e condivisione possa essere un agente moltiplicatore di energie.
In controtendenza, rispetto alla mentalità che oggi si va diffondendo, si leva la voce del Papa che, nella Fratelli tutti, scrive: «In questo scontro di interessi che ci pone tutti contro tutti, dove vincere viene ad essere sinonimo di distruggere, com’è possibile alzare la testa per riconoscere il vicino o mettersi accanto a chi è caduto lungo la strada? […] Riappare «la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare i muri, muri nel cuore, muri nella terra per impedire questo incontro con altre culture, con altra gente. E chi alza un muro, chi costruisce un muro finirà schiavo dentro ai muri che ha costruito, senza orizzonti. Perché gli manca questa alterità» (Papa Francesco, Fratelli tutti, 16).
Procedono in questa direzione le parole che, nel Documento congressuale del Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica, vengono dedicate al tema della condivisione: Mai come oggi siamo in un tempo di impegno educativo! Mai come oggi dobbiamo prepararci a mostrare al mondo l’esperienza di una sconvolgente solidarietà: quando tutto porta verso il giudizio, la condanna, l’aggressione, l’emarginazione, scegliamo invece di andare in un’altra direzione. Sviluppiamo risorse di umanità, di compassione, di apertura e di condivisione. E viviamo in prima persona, come singoli, come famiglie, come gruppi, come movimento, l’esperienza di libertà e la pienezza del sentirci vicini ad ogni più piccola manifestazione dell’Umano. “Sono un uomo: nulla di umano mi è estraneo.”
Può essere utile, a questo punto, riflettere con maggiore attenzione su alcuni ambiti di impegno educativo:
- La scuola
Essa può avere un ruolo decisivo nell’educazione alla condivisione. E ciò può essere verificato su almeno due versanti:
– il versante di chi lavora nella scuola: i docenti devono educare innanzitutto se stessi alla condivisione, collaborando tra loro senza gelosie professionali e valorizzando i momenti di progettazione ordinaria, vere e proprie occasioni privilegiate per promuovere processi di istruzione e formazione, dando valore all’offerta culturale che, a vari livelli, va intesa come servizio volto a condividere i saperi umanistici e scientifici con le nuove generazioni;
– non può mancare l’educazione alla condivisione sul versante degli alunni e delle alunne, che potranno essere sempre invitati ad attuare esperienze di tutoraggio vicendevole, di lavoro in gruppo, di progettazione e realizzazione di iniziative frutto della ricchezza di ciascuno; anche i momenti di socializzazione tra i giovani studenti possono essere occasione di formazione, perché lo spirito della condivisione è sollecitato anche dalla componente affettiva, come per gli adulti così per i giovanissimi.
- La cultura di massa e il mondo dei media
Può costituire ambito di educazione alla condivisione quello del rapporto con l’informazione e il mondo dei media: occorre chiedersi però in concreto come educare alla ricerca e alla selezione responsabile di canali di informazione o di intrattenimento che dispongano ad acquisire una mentalità solidale. Oggi, in particolare, sembra diffondersi un certo irrigidimento sociale e culturale, che si manifesta nella diffusa esigenza di evitare gli scambi, nella paura dell’accoglienza e della comunicazione tra culture: le frontiere visibili vengono sempre più spesso intese come barriere e non come luoghi di incontro, le frontiere culturali vengono enfatizzate come fattori di identità rigide da difendere contro presunti tentativi di ibridazione o di invasione culturale. Ad una tale paradigma – e per di più in modo contraddittorio – si affianca una sorta di reazione alla rigidità identitaria, che consiste nell’esaltare ciò che è fluido, modificabile, indistinto, nel tentativo di correggere un errore con l’errore opposto. I mezzi di comunicazione di massa inducono spesso logiche di questo genere, rese allettanti o “simpatiche” tramite l’uso di appositi dispositivi dì fascinazione collettiva consistenti nel divismo, nelle mode, nell’intrattenimento, nella costruzione di un immaginario collettivo che enuncia, a suo modo, proprie “gerarchie di valori”.
- Il territorio
Nel territorio dei grandi centri urbani, che tende a perdere identità per configurarsi come un insieme di strade aggiunte a strade e case aggiunte a case, la vita quotidiana è ispirata a tutt’altro che alla solidarietà e alla condivisione di spazi, progetti e servizi. È un tipico esempio di ciò la struttura urbanistica più comune della città, soprattutto nel sud Italia, dove gli spazi esterni sono percepiti talvolta come amorfi e appartenenti a nessuno. Il piccolo o medio centro riesce a sfuggire più facilmente a tali dinamiche e forse consente di operare in modo più costruttivo sul versante della educazione alla condivisione.
L’educazione alla condivisione si può articolare pertanto lungo tre dimensioni:
–la dimensione sociopolitica, nel cui ambito occorre chiedersi come e se la politica abbia offerto occasioni per far maturare nei cittadini e nelle cittadine la coscienza della solidarietà, a quali valori o disvalori abbia educato, quali siano le prospettive educative oggi all’orizzonte, nel quadro delle attuali condizioni sociali e politiche dell’Europa e dell’Italia, quali riflessioni e quali interventi ci suggerisca il fenomeno dell’astensionismo evidenziatosi in occasione delle ultime elezioni politiche;
–la dimensione economica: occorre chiedersi se esistano progetti per l’educazione al valore economico della condivisione, e – di contro – a quali scelte economiche veniamo oggi educati, con quali finalità ultime, quali interessi agiscano, quali orizzonti morali sollecitino, quali prospettive educative vengano chiamate in causa;
–la dimensione dell’universo massmediale e della informazione che “educa” con messaggi di vario tipo, mediante interventi pervasivi ed estremamente incisivi, che ci pongono come educatori ed educatrici di fronte a sfide ed interrogativi sempre nuovi, e ci mettono di fronte ad orizzonti educativi dai contorni incerti e fluidi, eppure estremamente concreti. La realtà dell’universo massmediale è quella che più ci provoca, perché da un lato è estremamente incisiva, dall’altro sembra sfuggire talvolta al nostro impegno educativo: i mezzi di comunicazione di massa inducono ad assumere e far propri alcuni paradigmi morali e ideologici, veicolati dalle logiche narrative e discorsive dell’informazione e dell’intrattenimento. Talvolta il valore della condivisione e della solidarietà rimane soffocato o addirittura negato, in mezzo a messaggi che spesso si fanno portatori delle logiche dell’io e della sua libertà assoluta, isolata da qualsiasi contesto o da qualsiasi relazione. Nei confronti dei vecchi e nuovi media, dobbiamo attivare la nostra personale capacità di discernimento di educatori ed educatrici che, senza essere moralisti o censorii, sappiano attivare dei filtri interiori, sociali, culturali, ambientali, affinché l’universo massmediale venga gestito consapevolmente dalla persona umana e non avvenga piuttosto l’inverso, che siano cioè i sistemi di comunicazione e le socialreti a gestire l’essere umano, la sua storia, le sue relazioni.