“Solo le montagne non si incontrano mai”
(Storia di Murayo e dei suoi due padri), ed. Best BUR
un romanzo di Laura Boldrini
Il testo è un misto di un romanzo autobiografico e un reportage, in cui diverse storie si intrecciano, in vista del perseguimento di una piena consapevolezza della propria identità. L’esigenza di raggiungere tale obiettivo è avvertita, in maniera particolarmente forte, dalla protagonista, Murayo, una ragazza somala che, terminata la dittatura di Siad Barre, ha dovuto lasciare il proprio villaggio di Dadaab perché appartenente a un clan minore rispetto ai clan maggiori che, di fatto, andavano esercitando sempre più il potere politico sull’ intero territorio. Giunta a Mogadiscio con il padre Mahab e la sorella Ambyo (la madre era morta alcuni anni prima e ciò aveva comportato per il padre un dolore incommensurabile, perché di lei era molto innamorato) Murayo si ammala gravemente e viene ricoverata in un ospedale militare italiano, dove il padre è costretto a lasciarla perché la ragazza ha bisogno di un lungo periodo di cure.
Successivamente il padre tornerà a cercarla a Mogadiscio, sottoponendosi ad un viaggio fatto di disagi e di stenti, in cui rimane anche ferito, ma senza riuscirla a trovare. Murayo era stata presa prima in affidamento e poi in adozione da una famiglia della media borghesia siciliana, il cui padre, il maresciallo Torregrossa, aveva, a sua volta, un divorzio alle spalle e un figlio.
Murayo ha dovuto affrontare la difficoltà della propria integrazione in un contesto culturale totalmente diverso da quello di provenienza, non solo per mentalità, ma anche per qualità della vita: estremamente disagiata e ai limiti della sostenibilità quella in Somalia, molto agiata e fortemente carica di apertura al futuro, quella in Sicilia, all’ interno della famiglia adottiva, dove anche la seconda moglie del maresciallo Torregrossa, Patrizia, le riserva un’accoglienza incondizionata.
Il testo mentre dipinge, con estrema nitidezza e partecipazione emotiva dell’Autrice, i diversi ambienti in cui si sviluppano le varie vicende, è attraversato da due profondissimi drammi: quello di Murayo che, al momento di dovere lasciare l’ospedale di Mogadiscio non ha ritrovato più il padre, credendo per molti anni di essere stata abbandonata, e quello del padre che tornato, attraverso un viaggio accidentato e penoso alla ricerca della figlia a Mogadiscio, non l’ha più ritrovata e di essa ha perso le tracce.
E’ stata la televisione italiana, con il programma “Chi l’ha visto?”, a risolvere il dramma, mostrando agli spettatori una foto di Murayo ancora bambina in braccio al padre naturale il quale, attraverso la mediazione di varie agenzie internazionali, era riuscito a mettersi in contatto col noto programma.
Laura Boldrini, che per molti anni ha lavorato come portavoce dell’Agenzia dell’ONU per i rifugiati, forte della sua esperienza, ha accettato l’incarico di accompagnare Murayo a Nairobi, per incontrare il padre.
Molto coinvolgenti sono le pagine dedicate all’incontro tra padre e figlia e al racconto delle rispettive storie, attraverso il quale Murayo scopre di non essere stata, a suo tempo, abbandonata e il padre vive l’incontenibile consolazione di avere ritrovato una figlia. Si rimarginano così, definitivamente, due ferite. Dopo questo storico incontro, la vita di entrambi continua, ma solo apparentemente come prima: Murayo, infatti, ritorna in Sicilia all’interno della sua famiglia adottiva, profondamente riconciliata con una stagione della sua storia, che ora conosce con piena consapevolezza. Il padre Mahad torna nella sua numerosa famiglia, che ha costituito molto tempo dopo la morte della prima moglie e così la sorella Ambyo: entrambi, soprattutto la sorella con la propria famiglia, continuano ad essere esposti ad una vita di stenti, ma nei loro cuori brilla ormai la luce di un affetto familiare ritrovato.
Colpisce, in particolare, del libro, la limpidezza con cui l’Autrice lascia parlare i diversi eventi, senza mai rimuovere il proprio vissuto personale, che nel periodo narrato, è attraversato da diversi lutti familiari.
Anna Maria Vultaggio