Rocca di Luce
Rocca di luce è l’opera prima di Franco Venturella, già docente di Latino e Greco, poi dirigente scolastico e infine provveditore agli studi delle province di Padova e di Vicenza. Iscritto all’ordine dei giornalisti, l’autore si occupa di questioni culturali e sociali, con particolare attenzione ai temi della cittadinanza e della legalità. Già presidente nazionale del Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica è, attualmente, responsabile della rivista “Proposta Educativa” del Movimento. Franco Venturella è stato tra i promotori dell’Associazione Cittadini per Costituzione; da sempre un educatore, da diverso tempo è fortemente impegnato sul versante del volontariato per la difesa e la promozione dei diritti umani, specie dei migranti.
Rocca di Luce è un romanzo con un’architettura complessa, in quanto presenta al suo interno diverse tipologie di questo genere letterario.
Vi troviamo le caratteristiche del Romanzo d’avventura e giallo: c’è azione, c’è intreccio; ci sono i colpi di scena e le vicende della famiglia del testimone di giustizia, la fuga, l’attentato, il perdersi e il ritrovarsi dei personaggi, il finale per nulla scontato.
E’ anche un Romanzo storico e sociale: un misto di storia dei tempi nostri e d’invenzione, con un’efficace presentazione dei più rilevanti fatti sociali del nostro tempo: la crisi dell’Occidente; la criminalità organizzata con i suoi orrori, basti pensare al piccolo Di Matteo e ai troppi caduti; la globalizzazione; il dramma degli immigrati, vittime dell’indifferenza, dell’egoismo, dell’avidità e della ragion di stato; le tante morti nel Mediterraneo e le fughe dei popoli dalle guerre, alimentate anche dalle fabbriche di armi, per il possesso delle materie prime, o per il controllo di particolari aree geografiche, ritenute strategiche, con la scusa di voler esportare la democrazia; Il traffico di esseri umani; la tragica realtà dei popoli dell’Africa; lo squilibrio esistente tra Nord e Sud del mondo; le ingiustizie sociali legate a un capitalismo selvaggio e a un mercato privo di regole, che tende ad assicurare il profitto ad alcune categorie a discapito di una massa d’indigenti costretti a vivere nella povertà e a essere trattati come scarti inevitabili del progresso; il consumo delle risorse della terra e la conseguente rottura degli equilibri dell’ecosistema, le guerre per l’accaparramento di beni fondamentali, e poi le nuove forme di schiavitù assieme a quella antiche, il mancato rispetto dei diritti umani fino alla perdita di ogni forma di compassione nei confronti delle miserie altrui»; il tentativo di restringere sempre più i diritti dei lavoratori e delle famiglie a vantaggio della competitività, e nello stesso tempo, con il ricorso alla delocalizzazione e all’uso massiccio, per quanto inevitabile, delle nuove tecnologie, si creavano sacche di disoccupazione, togliendo ai giovani prospettive di futuro; le tragiche condizioni delle periferie, delle vecchie e nuove povertà, lo sfilacciamento del tessuto morale e sociale.
E’ un Romanzo psicologico, in quanto oltre ai fatti e agli ambienti presenta in primo piano gli stati d’animo e i conflitti interiori dei protagonisti, dei personaggi principali e di quelli minori…
Diremmo, ancora, che è principalmente un Romanzo d’amore perché caratterizzato dalle vicende amorose dei personaggi e dalle loro situazioni commoventi, ma soprattutto per la rilevanza data al senso più profondo dell’amore nei suoi tre volti: Eros, Agapè e Philia.
Rocca di luce va letto con calma e attenzione in ogni sua pagina, molte delle quali vanno rilette prima di andare avanti perché ricco di contenuti letterari, poetici, mitologici, filosofici, teologici, ecclesiologici, artistici, pedagogici.
Un romanzo che a tratti assume i caratteri del saggio sociologico, politico, teologico, ecclesiologico, pensiamo alle analisi presenti nel libro sulla realtà della chiesa oggi, sulla profonda crisi antropologica ed etica che sta attraversando la società, all’importanza data alla cultura: Un mondo privo di cultura si avvia lentamente, senza neppure accorgersene, verso la decadenza, perdendo persino la percezione di quei valori che rendono veramente umani e costituiscono i pilastri della convivenza. Ma so, per esperienza, che questo senso di vuoto spirituale ci spinge alla ricerca di ciò che può dare significato alla nostra vita: è il desiderio del totalmente Altro, al quasi trattato sull’amore svolto dal conferenziere nella cattedrale di Cefalù, oppure alla relazione di Fra’ Manuel al Convegno delle chiese di Roma…
Questo romanzo è l’autore, in ogni personaggio ritroviamo un tratto del suo essere: ci troviamo tutta la sua personalità, la sua cultura, la sua fede nel Dio di Gesù Cristo, nel Vangelo, nell’uomo, alla Ranher diremmo una fede che ama la terra, la sua capacità di un amore profondo, la sua generosità, la sua dedizione, la sua capacità di prendersi cura, di spendersi per gli altri, una paternità generativa la sua e, contemporaneamente, la sua capacità di indignarsi….
Come pure vi troviamo l’amore dell’autore per Cefalù, il suo paesaggio, il suo mare, la sua rocca, la sua cattedrale, il suo Cristo Pantocratore e, nello stesso tempo, l’amore per i luoghi che lo hanno accolto e tuttora lo ospitano.
Rocca di luce è anche un romanzo giocato sul dover essere, meglio sul desiderio di essere. E’, cioè, un romanzo che ci dice come l’autore desideri, ha sempre desiderato, che siano i cristiani, la chiesa, gli adulti, gli educatori, le nuove generazioni.
I giovani: colti, appassionati di letteratura, arte, storia, filosofia, teatro, musica, belli interiormente e generosi, come i personaggi del romanzo (Francesco, Marco, Valerio….).
La chiesa: quella del Concilio Vaticano II, di Papa Francesco, di San Francesco; una chiesa in uscita, delle periferie, ospedale da campo, con pastori con l’odore delle pecore.
Le relazioni interpersonali, comunitarie, familiari, come quelle del Vescovo Federico, di Manuel, di Noemi, di Roberto, di Carmela, della signora Concetta…
L’amore: L’amore non è un inganno della natura, un’illusione della mente e dei sensi, un deragliamento fuggevole del cuore, ma è l’avventura fondamentale alla quale ognuno viene chiamato per vivere nella pienezza della comunione e della gioia.
La società, l’economia, le istituzioni, la politica… basti leggere la consegna che Alex ricorda aver avuta assegnata dal vescovo Federico: «Se mi fossi impegnato in politica, avrei dovuto ascoltare il grido dei poveri e degli ultimi ed essere anzi la loro voce…. la politica, se intesa come servizio alla comunità e non come esercizio del potere per fini privati, può essere la più alta forma di carità per la realizzazione del bene comune».
Un desiderio di essere che è sempre accompagnato dall’impegno in prima persona dall’autore stesso, che non ha mai fatto salotto, chiacchere, sterili lamentele: piuttosto si è messo sempre in gioco, pagando di persona.
Leggendo “Rocca di Luce”, si ha la possibilità di tornare ad interrogarsi sui grandi temi esistenziali: la ricerca di senso, il mistero della vita, della morte e del male, la lotta interiore, le contraddizioni, le scelte di vita fondamentali fatte e da rimotivare e rinnovare quotidianamente..
Interrogarsi sul proprio essere cristiano, educatore, adulto, genitore… sull’ essere responsabile, cioè sulla volontà e capacità di rispondere….
Sul proprio impegno in ambito sociale, ecclesiale, politico…
Interrogarsi sulle gravi questioni del nostro tempo, i suoi mali, le sue potenzialità, i tanti germi di bene e di speranza presenti, che l’autore non dimentica di rappresentare, quali Fratel Biagio e la sua Missione di speranza e carità: qui si chiamano con il nome di fratelli… una grande comunità viva e pulsante. Qui non c’era distinzione di lingua, cultura, nazione, condizione sociale. Le molteplici opere sociali e educative presenti in diverse zone d’Italia, grazie all’esempio, la testimonianza e il sacrificio di tanti e che negli anni l’autore ha fatto conoscere a centinaia di studenti, attraverso decine e decine viaggi di istruzione, come quello che Manuel e la sua classe fanno a Napoli….
Una lettura del romanzo per trarre ragioni di vita e di speranza: non “finchè c’è vita c’è speranza”, ma “se c’è speranza, c’è vita”. Non si tratta di una speranza quale possiamo cogliere nell’Operetta morale Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere, piuttosto è la Speranza che ci viene dal Vangelo, dalla Morte e resurrezione di Cristo, quella che impegna ciascuno, preludio dei Cieli e terra nuovi…
Vincenzo Lumia