Le ragazze di Barbiana. La scuola al femminile di don Milani
Un libro di Sandra Passerotti
( «Voglio educarle in tutti i modi per farne delle figliole intelligenti, furbe, sveglie, capaci di difendersi, di guadagnarsi il pane, di mandare avanti la famiglia ecc.». Così don Lorenzo Milani spiegava il valore che aveva, per lui, l’educazione delle bambine. Sono righe tratte da una lettera del 1959: una lettera finora rimasta inedita, e che adesso per la prima volta viene pubblicata nel libro di Sandra Passerotti, Le ragazze di Barbiana. La scuola al femminile di don Milani pubblicato dalla Libreria Editrice Fiorentina (pagine 160, euro 12).
Un volume che raccoglie le testimonianze di donne che, negli anni ’50 e ’60, hanno avuto don Milani come maestro, sia a Calenzano, dove da giovane viceparroco aprì la prima scuola popolare, che a Barbiana. Dopo aver curato la pubblicazione delle memorie del marito Fabio Fabbiani, ex allievo di Barbiana scomparso due anni fa, Sandra Passerotti si è dedicata a raccogliere testimonianze al femminile, leggendo l’esperienza milaniana da un punto di vista finora meno esplorato.
Ecco, per esempio, il racconto di Fiorella Tagliaferri: la mamma ostacolava la sua partecipazione alle lezioni, e a volte la picchiava. «Il Priore però – ricorda – era intelligente più del normale, oltre alla cultura che aveva, capiva lo stato d’animo delle persone: quante volte in sacrestia mi metteva sulla sedia e mi diceva che io non dovevo sentirmi meno di mio fratello, che anch’io avevo un cervello uguale a lui…».
La lettera inedita di don Milani però riguarda un’altra storia, quella di Eugenia Pravettoni. Oggi è un’anziana signora, resa assente e fragile dalla malattia, che vive a Calenzano, vicino a Firenze; all’epoca invece era una giovane operaia tessile di Rho, nel milanese. Qui aveva conosciuto Maresco Ballini, che dopo essere stato allievo di don Lorenzo a Calenzano era entrato nella Cisl ed era arrivato a Milano da sindacalista. Nel 1959, andarono a chiedere a don Milani di potersi sposare a Barbiana: e il priore (è la figlia Viviana che racconta l’episodio) chiese a Eugenia di tornare anche in agosto, per tenere un corso di taglio e cucito alle bambine. Il 23 luglio don Lorenzo le scrive: la lettera affronta alcune questioni pratiche sull’organizzazione dei corsi, ma si sofferma anche sul senso che il parroco vuole dare a questa iniziativa. «Tu sai – scrive don Milani – che il mio scopo principale è di fare la scuola per le bambine piccole e queste sono 6 o 7. Io penso soprattutto a loro perché l’anno prossimo voglio fare loro l’Avviamento come ho fatto coi ragazzi e voglio educarle in tutti i modi per farne delle figliole intelligenti, furbe, sveglie, capaci di difendersi, di guadagnarsi il pane, di mandare avanti la famiglia ecc.».
Don Lorenzo sa quanto sia difficile fare scuola in un ambiente di famiglie contadine, dove spesso i genitori sono contrari al fatto che i bambini (e le bambine ancora di più) dedichino il tempo allo studio invece che ai lavori di casa. Ma la sua fiducia nel valore della scuola è incrollabile. Nella lettera fa riferimento ai timori che evidentemente la mamma di Maresco Ballini, Dora, gli aveva manifestato: «…vedrai che una scuola molto regolare non ci riuscirà. Può darsi che ne venga troppe e può darsi che non ne venga punte, può darsi che le bambine non diano soddisfazioni (come dice la Dora) e può darsi invece che ne diano (come spero io). Te devi partire coll’idea di fare un sacrificio per questo mio infelice popolo e di essere contenta in tutti i modi, sia che vada bene sia che vada male».
La lettera (pubblicata integralmente nel libro, dove è anche riprodotto il testo autografo di don Milani) racconta un piccolo episodio, tra le tante storie scritte e raccontate intorno a Barbiana. Utile però per capire quanto don Milani tenesse all’educazione: anche a quella delle bambine.
Fonte: Avvenire, 21 novenbre 2019