Skip to content Skip to footer

le mani della madre

LE MANI DELLA MADRE
Massimo Recalcati

le mani della madreIl rapporto con la figura materna è sempre stato uno dei temi più dibattuti all’interno della Psicologia dello sviluppo, per il fatto che da esso, in primo luogo, dipende il modo di esistere dell’uomo nel mondo.

L’analisi che ne fa Recalcati, nel suo pregevolissimo testo, si nutre dell’esperienza del trattamento psicoterapeutico da lui operato su diverse figure femminili, presentate come veri e propri casi clinici, e dell’ interpretazione delle loro dinamiche comportamentali alla luce della teoria lacaniana.  Essa, pertanto, ha tutto il sapore dell’indagine scientifica, che non legge, in modo statico e ripetitivo, una questione cosìcruciale dell’esistenza umana, ma ne vede gli sviluppi e le trasformazioni che l’hanno segnata, in particolare, a seguito della dissoluzione della famiglia patriarcale, in cui l’identità femminile si esprimeva in modo quasi esclusivo nella maternità vissuta all’interno del matrimonio e la donna che non assolveva a tale compito veniva spesso guardata con sospetto.

L’Autore esalta la maternità tutte le volte in cui essa viene vissuta umanamente, distinguendosi, per ciò stesso, da quella animale, frutto unicamente dell’istituto sessuale, che si esprime in vista della conservazione della specie.

Se si esprime in modo autentico, “…la madre è il nome dell’Altro che non lascia che la vita cada nel vuoto, che la trattiene nelle proprie mani impedendole di precipitare; è il nome del primo ‘soccorritore’…madre è il nome dell’Altro che tende le sue nude mani alla vita che viene al mondo, alla vita che, venendo al mondo, invoca il senso” (p.24).

Il testo considera, quindi, la gravidanza come luogo dell’ attesa e della pazienza, che proseguono nelle cure del figlio, fino al riconoscimento della sua libertà. Il fenomeno, purtroppo oggi diffuso, del rifiuto della gravidanza trova nel testo una sua spontanea spiegazione nel ritenere che “…la maternità’ non è mai un evento della biologia, ma innanzitutto un evento del desiderio…senza sogno la maternità risulterebbe schiacciata sulla macchina del corpo come macchina di riproduzione impersonale della specie” (pp.35,36). Fruendo della nota teoria lacaniana dello “specchio”, l’Autore vede nel volto della madre il primo specchio in cui il bambino riflette se stesso venendo nel mondo. “Questo volto non è solo il volto della madre, ma il volto del mondo custodito nel volto della madre …la prima apparizione del mondo”(p.39). Si comprende pertanto che, se questo volto è carico di significati positivi, l’ingresso del bambino nel mondo sarà un ingresso felice, viceversa solo il trattamento psicoterapeutico potrà, in qualche modo, restituire all’esistenza deturpata della madre gli elementi capaci di renderla una buona interlocutrice per il figlio.

Colpisce, inoltre, del testo la problematicità e la difficoltà con cui oggi spesso viene vissuto il compito di madre, segnato o dall’eccesso della “madre coccodrillo”, che si pone come interlocutrice esclusiva e totalizzante nei confronti del figlio, precludendone la libera espressione della propria fisionomia, o dal difetto della madre che si sottrae oltre misura alla necessaria relazione col figlio, determinando così in lui una grave deprivazione.

Anche la capacità di vivere in modo armonico il proprio compito di madre e la propria identità di donna può esercitarsi in modo molto difficile e problematico, tutte le volte in cui uno dei due aspetti si afferma in modo predominante ed esclusivo, determinando la neutralizzazione dell’altro. Ne costituisce un esempio la figura di Medea di Euripide, la quale, tradita dal marito Giasone per una donna di alto rango, esprime la propria ribellione uccidendo i figli da lui avuti: non potendosi più’ realizzare come donna accanto all’Amato, rifiuta di realizzarsi come madre.

Il testo contiene inoltre riferimenti a figure femminili bibliche, nelle quali la fecondità si è espressa non in modo meramente naturale, ma grazie ad un intervento soprannaturale, e considera alcune espressioni dell’universo femminile presenti nella cinematografia.

Anna Maria Vultaggio