La legittima difesa ha dei limiti
La difesa sarà sempre legittima, con la riforma del Parlamento. Non sarà più necessario che il ladro o la persona che entra nella proprietà privata abbia un’ arma in mano, sarà sufficiente simulare d’ averla anche senza minacciare direttamente la persona da aggredire. Coloro che spareranno mentre erano gravemente turbati non saranno puniti. E i casi di legittima difesa avranno una corsia preferenziale per essere giudicati velocemente. Inoltre, a chi si difenderà legittimamente è stata tolta la responsabilità civile legata al risarcimento del danno. La scelta (politica) voluta dalla maggioranza di governo risponde allo slogan “più sicurezza”. Ma era così necessario riformare la legge n. 59/2006 voluta dall’ allora centro-destra? Quali saranno le possibili conseguenze?
Partiamo da un dato clamoroso: dagli studi del Ministero della Giustizia emerge che i procedimenti definiti in dibattimento nei tribunali dal 2013 al 2016 sono stati 10 per la legittima difesa e 5 per eccesso colposo di legittima difesa, su un totale di circa 1 milione e 300 mila procedimenti penali pendenti in Italia. Davvero il Paese ha un’ emergenza di legittima difesa? Oppure, è la narrazione politica che ha creato “più paura” per garantire una sicurezza maggiore. In questi ultimi cinque anni, le rapine e i furti in abitazione sono diminuiti. E le norme vigenti garantivano già ai cittadini di poter difendere legittimamente sé stessi e i propri familiari.
Il Catechismo, nel prevedere l’ istituto, sottolinea che «la legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ ingiusto aggressore in stato di non nuocere» (n.2265). Per la teologia morale difendersi da un’ aggressione ingiusta in atto, fino all’ uccisione dell’ aggressore, è lecito se c’ è giusta proporzione tra il male inferto e il bene minacciato. La legittima difesa nasce, infatti, per consentire la tutela di un diritto minacciato da un’ offesa ingiusta, non per punire l’ aggressore. Quali sono, allora, i limiti e le caratteristiche per la legittima difesa? Non si tratta di un’ offesa, ma di una difesa da un’ aggressione in atto, che non significa né prevenzione di una possibile aggressione, né una risposta a un’ aggressione già avvenuta o che è stata volontariamente provocata.
Quando si è costretti a reagire violentemente in frangenti di un secondo, occorre che la persona sia moralmente “formata e informata”. È necessario essere consapevoli che non sono mai legittimati l’ odio, il rancore o la vendetta. La riforma rischia di consentire la difesa di un diritto minacciato e di sostituirsi allo Stato, favorendo i privati ad armarsi per proteggersi. I Paesi in cui sono state approvate leggi criminogene più che scoraggiare i malviventi li hanno resi sempre più violenti e armati.La Florida dimostra che rilasciare, in pochi anni, 350 mila licenze per armi, ha provocato un aumento dei crimini.
Rimangono un monito le parole di Francesco Sicignano che, quattro anni fa, ha ucciso un ladro entrato nella sua villa: «È un incubo tutt’ oggi, ci penso tutte le notti. Io non gli ho chiesto divenire a casa mia. Ho sparato solo un colpo. In tre secondi devi decidere cosa fare. È un mio diritto stare tranquillo. A livello psicologico, sei rovinato».Per arginare la “giustizia fai da te”, sono urgenti una maggiore presenza dello Stato a livello preventivo e coercitivo, e più controllo sociale di vicinato. A livello culturale occorre non trasformare la difesa in attacco. Lo ricorda una massima: «L’ invincibilità sta nella difesa. La vulnerabilità sta nell’ attacco. Se ti difendi sei più forte. Se attacchi sei più debole».
Francesco Occhetta
Fonte: Famiglia cristiana