II Domenica del Tempo Ordinario – Anno B –
Una domanda ha sempre accompagnato la vita delle donne e degli uomini di tutti i tempi: qual è il senso più profondo dell’esistenza? Nel tentativo di dare risposte, tantissime volte l’uomo ha percorso vie non sempre accettabili e strade che non portano a nulla. Tutti gli uomini, però, hanno un punto in comune da cui partire: la vita è ricerca di “qualcosa” o di “qualcuno”. C’è chi cerca la quiete e la serenità; chi l’avventura o le emozioni forti; chi cerca invece uno stile di vita alternativo, un credo religioso o ideologico. Ricercare, quindi, fa parte dell’uomo perché “il nostro cuore è inquieto fino a quando non abbiamo trovato…” (cfr. Sant’Agostino).
Karl Rahner, tra i più grandi teologi del Novecento, afferma che “l’orizzonte umano è un orizzonte divino”. Nel senso che la vera ricerca dell’uomo, quella che è insita in ogni persona, anche quando non lo si sa, è Dio. Ecco perché, alla fine, tutti gli uomini trovano ciò che hanno cercato, anche quelli che non sanno di aver trovato Dio.
Come discepoli di Cristo, anche noi siamo persone in continua ricerca del Signore che ogni giorno bussa al nostro cuore. A volte ci stanchiamo, in alcuni momenti non sappiamo cercare e in altri ancora smettiamo di cercare, perché crediamo che pensare a noi stessi basti.
Il Vangelo di oggi ci dice invece che bisogna cercare sempre, perché la nostra sete di ricerca va oltre la religiosità, l’ideologia o altro; la vera ricerca, quella che da valore a tutta la nostra vita, essenzialmente è fiducia e abbandono: «Ecco l’agnello di Dio!», esclama il Battista indicando Gesù. Poche parole, quelle di Giovanni, semplici, ma piene di significato teologico: ecco Colui che offrirà la sua vita per tutti noi, che si sostituirà l’agnello nel sacrificio a Dio; ecco Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, umile servo, mite come l’agnello che va al macello; ecco colui per cui vale la pena vivere e, se necessario, anche morire.
Giovanni indica ai suoi discepoli un altro maestro da seguire e lui si fa da parte: i due discepoli subito lasciano lui, il compagno di sempre, l’amico di tante confidenze, il maestro che nel deserto ha insegnato loro uno stile di vita austera e piena di sacrifici e si rimettono in cammino un’altra volta, incominciano tutto da capo, intraprendono strade nuove fidandosi solo delle parole di Giovanni.
Gesù si voltò e disse loro: che cosa cercate?
Già, “che cosa cercate”? Continua a chiedere Gesù anche a noi ogni giorno. Il punto è: noi, siamo cercatori infaticabili di qualcuno? Il nostro cuore che cosa desidera veramente?
La Parola di Dio ci educa alla fede attraverso gli interrogativi che fanno parte della nostra esistenza. La prima cosa che Gesù ci chiede non è di metterci alla sua sequela, non chiede nemmeno se siamo credenti o no. Ci chiede soltanto di rientrare in noi stessi per capire che cosa il nostro cuore desidera: qual è il desiderio più alto della tua vita? Che cosa cerchi realmente?
Gesù, vero educatore e maestro di vita, ci aiuta a capire che a noi manca qualcosa, che il più delle volte non sappiamo cercare, perché troppo distratti da tante cose inutili; solo la povertà del cuore può riaccendere il desiderio della ricerca: che cosa ti manca? Continua a ripetere a noi, ricchi di tante cose, per insegnarci a cercare ciò che è più alto.
Ciò che mi manca Signore, sei tu e la tua pace. Ho sempre creduto che il benessere, qui sulla terra, potesse soddisfarmi e le cose materiali darmi gioia, sicurezza, serenità. Ora, però, ho capito che mi manchi tu. Non voglio più una vita mediocre, fatta di traguardi bassi: voglio puntare in alto! Voglio arrivare a te.
Maestro, dove abiti? E’ la richiesta dei discepoli di Giovanni, ma è anche la nostra, perché tutti cerchiamo sicurezza e tranquillità nella nostra vita. La risposta di Gesù è sempre la stessa: vieni e vedrai. Vedrai che l’unica certezza sono Io, unica casa da abitare è il mio cuore.