La vite e i tralci
V Domenica di Pasqua – Anno B
(Gv 15,1-8)
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
_______________________________________________
Mi piace il Dio in cui credo; mi piace assai perché è Padre, Amore, Misericordia. Mi piace perché è il Dio che mi viene a cercare e mi corre incontro per gettarmi le braccia al collo e riaccogliermi nella Sua vita d’amore; mi piace perché tenta in tutti i modi di farmi capire, di comunicarmi se stesso. Mi piace perché non vuole solo essere capito o ubbidito, ma, di pari passo, desidera farmi comprendere il senso più completo della vita vera.
Mi piace anche il Figlio suo Gesù, perché è venuto per dirmi che Lui è il Dio del feriale, del linguaggio semplice, comprensibile a tutti. E’ il Dio che non sdegna di indossare il grembiule e lavare i piedi agli apostoli, che non teme di paragonarsi al ‘Buon pastore’ (IV domenica di Pasqua) e alla ‘Vite’ (V domenica di Pasqua). Mi commuove il Risorto perché in questo tempo bellissimo di Pasqua, di risurrezione mi fa capire quanto io sia unito a Lui: “Noi tralci, Lui vite e il Padre l’agricoltore”. Noi e Lui uniti nella grazia che c’è donata e dallo stesso amore dal quale nulla ci può separare “se rimaniamo il Lui” (Cfr. Gv 15,4). Quanta vita, quanto amore, quanta grazia e quanta misericordia nelle parole di Gesù: il Padre, non è un Dio che punisce, ma è l’agricoltore paziente che sa aspettare il tempo della raccolta, che sa coltivare con cura e amore la terra affinché la vendemmia sia buona e abbondante.
«Io sono la vite, voi siete i tralci» (Gv 15, 1), dice Gesù: Non come due rette che non s’incontrano mai, ma come un mistero d’amore che vince tutto per fondersi in comunione piena, che supera ogni mia diversità, ogni ostacolo che frappongo tra lui e me. Sì, l’amore di Dio supera e vince tutto, anche la mia pochezza. Il suo è un amore paziente, che sa aspettare silenzioso il mio cambiamento, la mia conversione. Dio mi aspetta: silenzioso e vigile attende un mio cenno, un mio passo verso di lui. Aspetta fino a quando avrò aperto la porta per farlo entrare nella mia vita, perché io già nella sua ci sono da sempre (Crf. Ap 3.)
Gesù è vita che si riversa in me: quanta grazia, quanta forza viene a me dall’amore di Dio. Guardo i miei giorni passati e ripenso tutte le mie ‘resistenze’ e i miei ‘no’ all’Amore che mi è venuto a cercare, alla ‘Via’ che si schiude davanti a me, alla ‘Verità’ che mi è stata rivelata e alla ‘Vita’ che bussa dietro la porta della mia esistenza. Ripenso ai miei ‘no’ passati e comprendo quanto tu tieni a me, Signore, Padre buono che ogni giorno mi tendi la mano e non ti tiri mai indietro. Tutto devo a te Signore, perché ogni frammento della mia esistenza viene da te.
O Dio, che mi dai vita come la vite dona linfa ai tralci, che sei in me per sostenermi nei giorni, che mi vieni a cercare perché tieni a me come ogni padre fa con i figli, Tu sei un Dio che mi comunica la sua stessa vita d’amore perché io porti frutto d’amore. Grazie Padre, perché le tue non sono cesoie che tagliano per distruggere, ma perché io (tralcio) porti più frutto.
Don Gino Giuffrè