Santissima Trinità – Anno C
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
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La Trinità è un’esperienza di amore forte, totale, coinvolgente e aperto. E’ capace di donare tutto, perché tutti vuole portare all’amore. All’uomo è stato sempre difficile comprendere la Trinità, non perché indecifrabile, ma perché, anche nella nostra esperienza d’amore, non siamo disposti a farci dono assolutamente gratuito e totale per gli altri: troviamo sempre scuse per trattenere qualcosa per noi, ecco perché è difficile capire l’Amore trinitario che si fa completamente dono gratuito per tutti.
Eppure pensandoci bene, l’amore è unione di due persone: due cuori che si amano, si donano reciprocamente, si completano, diventano più forti e capaci di donare vita nuova. Allo stesso tempo, però, l’amore è un’unione di differenze: due che si amano si arricchiscono reciprocamente delle loro differenze, si completano, diventano più forti. Solo l’amore ha la forza di fortificarsi, mai di indebolirsi.
Agostino scrive nel “De Trinitate”, che: “Se vedi la carità, tu vedi la Trinità. Il Padre è donazione infinita senza riserve, il Figlio è accoglienza attiva, lo Spirito è perfetta unità di chi dona e di chi accoglie. Sono tre: l’Amante, l’Amato, l’Amore”. Vivono l’uno per l’altro, in una perfetta unità d’amore e reciprocità dinamica.
La nostra vera e unica ricchezza è di essere figli di un Dio d’amore. E perché figli, per mezzo di Cristo, abbiamo ereditato l’amore trinitario. L’amore, quindi, non ci è stato donato semplicemente, ma l’abbiamo “ereditato”: ci spetta di diritto perché figli. Il punto è: Che cosa fare di quest’amore ereditato? Possiamo rinunziare all’eredità; oppure depositarlo in un cassetto e continuare indisturbati la nostra vita; oppure investire in amore donato, come ha fatto Gesù, e lasciare che l’eredità aumenti, porti frutto, contagi altri. A noi la scelta! Nessuno può dire: “Mi rifiuto di scegliere, non m’interessa”. Scegliere è necessario e per certi versi è anche urgente.
«Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Gv 16,14).
La pienezza della Trinità, la missione delle tre Persone divine, consiste nel mettere in circolo amore e tutto quello che da esso scaturisce, oltre a quello che sono. Il tutto però non si esaurisce tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ma si estende a tutti gli uomini. E’ questa la vera gloria per il Figlio, la sua gioia piena, la riuscita della sua missione: mettere in circolo e condividere con gli uomini tutto ciò che il Padre gli ha dato. Gesù è uguale al Padre: gioisce nel condividere ogni cosa, nel mettere in comune l’amore, la grazia, la santità. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per trasmettere se stesso, per gettare in noi un germe di santità che ci incammini nel prendere dimora presso la Trinità.
«Tutto quello che il Padre possiede è mio» (Gv 16,15)
La buona notizia è che la gloria di Gesù diventa la nostra. Anche noi, glorificati dal Padre, possiamo dare gioia e amore, oltre che ricavarne godimento e pienezza, se mettiamo in circolo ciò che è buono, vero, bello. Se diventiamo costruttori di pace e della civiltà dell’amore; se ci impegniamo, ogni giorno, con tutto noi stessi, a realizzare una nuova umanità che sia capace di guardare al cuore della gente, piuttosto che al potere, al denaro e al successo; che sia capace di preoccuparsi, anche se ci fosse una sola persona senza lavoro o senza casa; che sia capace di accogliere uomini, donne, bambini che fuggono dalla guerra e dalla fame.