«Non di solo pane vivrà l’uomo»
( Lc 4,1-13)
Luca inizia il racconto delle tentazioni con una nota interessantissima, affermando che Gesù si reca nel deserto pieno di Spirito Santo, ed è proprio dallo stesso Spirito che viene condotto ad affrontare la lotta con il demonio attraverso le tentazioni. Gesù, in maniera simbolica, rivive il cammino di quarant’anni che il popolo di Dio, suo promogenito, ha dovuto percorrere nel deserto, dove ha ricevuto la sua legge, ma dove pure è stato messo alla prova ed ha rinnegato il suo Signore. Al termine dei quaranta giorni, Gesù si ritrova esausto per la fame e la sete, ed è proprio in questo momento di estrema debolezza che il diavolo lo induce in tentazione. Dal dialogo serrato ed essenziale che ci presenta Luca ci rendiamo conto del modo sottile ed astuto di agire del demonio. Mi viene in mente una frase che Dante mette sulla bocca di satana: “Tu non sapevi ch’io loico fossi?”. Satana sa come prendere l’uomo, quali tasti opportunamente toccare, e conosce i suoi punti deboli, uno per uno, ed è proprio su questi che fa leva.
La fame e la sete sono esigenze naturali e Satana si mostra molto ragionevole nella sua richiesta: “Tu hai fame, hai sete, hai i mezzi per poter soddisfare i tuoi bisogni; perché non li utilizzi?”. Come possiamo vedere, è una logica molto semplice, molto “umana”. Ma Gesù comprende bene cosa si nasconde sotto questa logica: la tentazione di ridurre l’uomo solo alla sua dimensione di bisogni naturali, mettendo da parte la sua dimensione interiore e spirituale. Così la sua risposta è immediata: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». L’uomo ha altre esigenze oltre la fame e la sete, oltre il desiderio ed il bisogno del piacere e del godimento puramente fisico e biologico. L’uomo ha bisogno anzitutto e fondamentalmente di essere saziato e colmato nel suo inestinguibile bisogno che gli deriva dall’ essere figlio di Dio. Ecco perché Gesù parla di un altro pane di cui Lui si nutre e del quale ha maggiormente bisogno, la Parola di Dio. Non possiamo dimenticare la famosa risposta data ai discepoli in un altro momento di fame e di sete: “Mio cibo è fare la volontà del Padre mio”.
Mi viene da pensare alle nostre precedenze. Un impegno, che in fondo si può anche rimandare; un poco di stanchezza, che può trovare il suo riposo in altro momento; una visita da fare o che riceviamo, ma che potremmo pure aggiustare a tempo più opportuno, hanno sempre la meglio nei confronti dei nostri impegni con Dio. Così basta un nulla per farci saltare la messa domenicale, per farci trascurare la preghiera, per farci rimandare all’infinito un momento di riflessione o di ascolto della Parola di Dio. Le cose che riguardano Dio hanno sempre l’ultimo posto nella nostra vita e sono quelle che si possono rimandare o scaricare con maggiore facilità. Una visita da compiere, una persona da incontrare hanno sempre la priorità rispetto ad un impegno di carattere spirituale, o che comunque ha a che fare col nostro rapporto con Dio.
Questa logica dell’umano, troppo umano, sta pure alla base delle altre due tentazioni che ci vengono descritte nel Vangelo di Luca, ma che praticamente vengono a coprire tutte le varie forme di tentazioni a cui l’uomo viene sottoposto: il potere, il piacere, la ricchezza, il sesso, la fama, l’ammirazione, il successo a tutti i costi, il compromesso a discapito della verità, la ricerca di approvazione degli altri, e tutte le forme di scorciatoie, che finiscono con l’oscurare la rettitudine, l’onestà e la giustizia e il rispetto per le persone. É molto facile trovare tutte le giustificazioni di questo mondo. Anche il diavolo presenta le tentazioni sotto il pretesto di una parola della scrittura presentata come scusa. Del resto, ognuno di noi sa camuffare, sotto tante miserabili maschere, la sua profonda incapacità di preferire quello che piace a Dio. Quante volte non sentiamo dire: ma che male c’è? Ma è proprio necessario? Mica siamo santi! Ma che ci posso fare? E oltre a queste tantissime altre forme di cedimento di fronte a quello che Dio si aspettava da noi. Spesso preferiamo fare di più quello che piace a noi o agli altri piuttosto che scegliere quello che piace a Dio.
Gesù ha scelto di fare sempre la volontà del Padre ed ha preferito servire piuttosto che essere servito, essere condannato piuttosto che tradire la sua missione, accettando il fallimento agli occhi degli uomini e andando a finire sulla croce, tradito da un discepolo, abbandonato dagli amici, ma consegnando la sua vita nelle mani amorevoli del Padre.
Padre Pino (Giuseppe Licciardi)