Il Regno di Dio
«IL TEMPO É COMPIUTO E IL REGNO DI DIO É VICINO»
(Gn 3,1-5.10; Sal 24; 1Cor 7,29-31; Mc 1,14-20)
Mi affascina la vicenda del profeta Giona, che la liturgia di questa domenica ci presenta. Nonostante la falsa partenza, che lo porta a sfuggire al comando di Dio di andare a Ninive per ammonire con durezza gli abitanti di quella città dell’incombente catastrofe che li minacciava, a motivo della loro malvagità, Giona si ritrova alla fine ad attuare il progetto di Dio. È una pagina ricca di paradossi. Il profeta disobbediente aDio si trova davanti a un popolo accoglie la sua parola minacciosa come un preciso invito di Dio a cambiare vita eliminando ogni violenza, ingiustizia e immoralità. In appena quaranta giorni Ninive cambia volto: il popolo si converte e, come per un prodigio, diventa onesto, capace di giustizia e di solidarietà. Di Dio ci viene detto pure che si pentì del male minacciato alla città ed invece della morte effonde su quel popolo una nuova vita. Molto umana, ma toccante questa descrizione di Dio. Solo il profeta ancora si deve convertire dalla sua durezza di cuore e forse il Signore gli ha affidato questa missione, riuscita alla grande, per rendere morbido il suo cuore come quello di Dio.
Questa vicenda vuole fare comprendere quanto disponibile al perdono è il cuore di Dio. Non c’è peccato, per quanto grande, non c’è malvagità, per quanto orribile, che possa impedire a Dio di usare misericordia e mostrare all’uomo il suo volto di Padre. Tutti i profeti hanno ricevuto questa incredibile missione di ricordare al popolo che non c’è vita e salvezza al di fuori di Lui. e che cercare il volto di Dio significa alla fine cercare di realizzare al massimo il profondo anelito dell’uomo ad una vita di pienezza e di felicità. Gesù viene per annunciare l’irrevocabile volontà di Dio che non si può mai rassegnare a perdere l’uomo, creatura amata da Dio. Gesù anzi afferma chiaramente che il Padre ama in modo così estremo gli uomini, da mandare nel mondo il suo Figlio, il quale è venuto a dare la sua vita per noi. La missione di Gesù è collegata con quella di Giovanni il Battista che la precede e la prepara, e Gesù inizia ad annunciare la presenza del Regno di Dio in mezzo agli uomini, dal momento in cui il Battista viene messo a tacere definitivamente. Il tempo è ormai arrivato alla sua pienezza.
L’annuncio veemente di Gesù è molto denso, ma certamente ci dice che la sua presenza in mezzo a noi diventa il punto culminante della storia e di tutte le attese degli uomini. Nella sua persona si condensano tutte le attese dei secoli e si rende visibile per ogni uomo il Regno di Dio. Questo Regno non è certo destinato ad estendersi per occupare tutti gli altri regni di questo mondo. Il Regno di Dio è la persona stessa di Gesù, perché in Lui si compie pienamente tutta la volontà del Padre. Gesù invita tutti gli uomini a rendersi disponibili e ad aprire il loro cuore e la loro intera vita a Dio, in modo da diventare anch’essi trasparenza stessa di Dio e consentire agli altri uomini di percepire la presenza stessa di Dio nella loro vita. Come l’amore e la tenerezza stessa di Dio e la sua misericordia senza limiti si sono resi visibili in Gesù, nella sua vita, nella sua predicazione, nelle opere di potenza da Lui compiute, come pure nel suo modo di avvicinarsi agli uomini e trattare con loro, così dovrà essere per ogni discepolo, chiamato a continuare nel tempo il ministero di grazia di Gesù.
La condizione posta da Gesù per diventare come lui è espressa con due espressioni molto semplici, ma che costituiscono l’essenza del nuovo rapporto con Dio che Gesù vuole far fiorire nel cuore dell’uomo: “Convertitevi e credete al Vangelo!”. Sono due verbi di una portata esistenziale enorme e vastissima, che esigono un impegno radicale da parte di chi si lascia affascinare da questo ideale e che lo impegna per tutta la sua vita. La conversione è un processo continuo che porta l’uomo ad immergersi nel pensiero e nel cuore di Dio, in modo che i pensieri dell’uomo somiglino sempre più a quelli di Dio. Così la conversione diventa un cammino di liberazione di tutti i desideri di potenza, di dominio, al cui centro ci sta il proprio io, per accogliere Dio nella nostra vita. In tal modo consentiamo a Dio di agire ed operare in noi e per mezzo di noi, in modo da compiere le opere di Dio. Questa capacità ci viene data dal credere nel Vangelo, dal fare della parola di Gesù la norma della nostra esistenza quotidiana, e dall’assumere i valori nuovi che Gesù propone per essere beati e diventare figli di Dio.
Credere significa fidarsi di qualcuno, consegnare la propria vita nelle sue mani, nella interiore certezza che ne vale proprio la pena. Credere è un rischio che affonda le sue radici nell’amore. Così, mentre da un lato Gesù annuncia il suo proclama, dall’altro lato comincia a scegliere delle persone che lo vogliano condividere insieme con Lui. É un invito rivolto ad alcune persone in maniera diretta, ma che esige una risposta altrettanto diretta. Così Gesù chiama i suoi primi discepoli a condividere la sua stessa missione, e la prima condizione richiesta è una risposta pronta e generosa, un atto di fiducia incondizionato. Marco lascia trasparire tutti questi sentimenti con una espressione: “Ed essi lasciarono subito le reti e lo seguirono”. Nel caso di Giacomo e Giovanni aggiunge anche “lasciarono il padre e i garzoni e andarono con Lui”. Subito e senza ripensamenti. I punti di riferimento che finora hanno guidato la loro vita vengono lasciati. Gesù diventa ormai il loro centro, il loro interesse primario, colui per il quale sono pronti a rischiare la propria vita, per averla in pienezza.
Giuseppe Licciardi (Padre Pino)