La Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana esprime profondo dolore per l’immane tragedia avvenuta questa notte nel Canale di Sicilia. In queste ore di grande tristezza, l’associazione tutta si stringe in preghiera per affidare al Padre il destino terribile di questi nostri fratelli, le speranze frustrate, l’angoscia delle famiglie. Non ci sono parole davanti alla sciagura che ha colpito centinaia di migranti. Ma ormai le parole sono finite da tempo. Questo disastro, dalle proporzioni tanto drammatiche, è solo l’ultimo di un elenco senza fine che non può non suscitare vergogna e indignazione.
Ogni vita umana ha un valore irripetibile, e ogni vita spezzata tra le acque del Mediterraneo scuote noi, cittadini europei, come il monito di Dio a Caino: «Dov’è tuo fratello?». Le vittime, come ha ricordato Papa Francesco, sono «uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre». Non possiamo accettare che il loro tentativo di cercare la felicità si trasformi nell’incontro con la morte.
Desideriamo allora, a nome di tutti i soci dell’Azione Cattolica Italiana, fare nostro l’appello del Santo Padre, affinché la comunità internazionale possa intervenire «con decisione e prontezza». In modo particolare rivolgiamo un pensiero ai governanti della nostra Europa: possa cadere ogni forma di resistenza, e siano adottate senza indugio le misure necessarie a prevenire che simili disastri possano ripetersi. Come scrivevamo poco meno di un anno fa nella nota “Insieme in Europa”, emanata dal Consiglio Nazionale dell’associazione in occasione delle Elezioni europee, è tempo di rilanciare il sogno europeo: un sogno fatto di «pace, solidarietà, promozione dei diritti fondamentali, creazione di un benessere diffuso, valorizzazione delle specificità nazionali in un quadro continentale, aperture al mondo». Ebbene, quel sogno non può realizzarsi, se ci dimostriamo insensibili al dramma dei fratelli più bisognosi che bussano alle porte del nostro Continente. Significherebbe farci complici di chi li spinge ad andare incontro alla morte per cercare una vita migliore.