Padova, capitale europea del volontariato
Padova è stata eletta a buon ragione Capitale Europea del Volontariato per il 2020. Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è iniziato un lungo e ricco itinerario di incontri e di dialoghi per ripensare e riprogettare il cammino del Volontariato moderno.
Per anni sul Volontariato era calato uno strano silenzio perché ritenuto scomodo. Per anni si è pensato che l’agire da volontari fosse ormai desueto. Per anni si è pensato che il “noi” del Volontariato dovesse lasciare il passo all’«io», inarrestabile e autoreferenziale. Per anni anche la politica ha ignorato le positive esperienze e le migliori idee che il Volontariato organizzato ha sperimentato lungo le più drammatiche frontiere delle società.
Adesso ci si scopre un po’ nei guai e socialmente vulnerabili. Con una società lacerata, impoverita, discriminatoria, diseguale, smarrita, rancorosa, come spesso ci riporta nelle sue ricerche il prestigioso Censis, senza adeguata rappresentanza e senza idee-progetto in grado di rimettere in moto un sano cambiamento.
Piangersi addosso è del tutto sterile, semmai è il tempo giusto per riconoscere le realtà positive e darsi da fare sui territori con un piglio che il fondatore del Volontariato moderno, Luciano Tavazza, ci chiamava sempre ad utilizzare: agire locale, pensare globale.
A Padova ci si è posti l’obiettivo “Ricuciamo Insieme l’Italia” e come ha indicato l’animatore di questa importante tappa, Emanuele Alecci, si ha l’ambizione di riscrivere a distanza di vent’anni la “Carta dei Valori del Volontariato” in un’ottica naturalmente Europea e con un percorso partecipato e condiviso. Alcune sfide in tal senso anche per il Volontariato sono pertanto ineludibili:
1) *Rilanciare l’autonomia e l’originale identità del Volontariato organizzato.* Per anni il Volontariato è stato assimilato tout court al Terzo Settore o al Non Profit che sono scivolati eccessivamente verso il modello di impresa per quanto interessante perché di tipo sociale. Senza chiusure integraliste e senza paure nel lavorare insieme ai “cugini” delle associazioni, delle cooperative sociali, delle organizzazioni di utilità sociale o non governative bisogna ricomprendere che il Volontariato ha una funzione del tutto peculiare e quindi non riconducibile ad altre forme sociali: per la sua identità nel donarsi gratuitamente e responsabilmente, per la sua natura di essere un insieme di persone proiettato “per” o meglio “con” gli altri e per l’obiettivo di impegnarsi con metodologia per rimuovere le cause del disagio o dell’emarginazione come ci suggerisce la nostra ancora profetica Carta Costituzionale. È un po’ lo stile del Volontariato moderno: condividere concretamente giorno dopo giorno il farsi prossimo nei contesti più duri del disagio e dell’emarginazione o nei nuovi campi dei beni comuni, dell’ambiente o dei beni culturali. Così da potere elaborare idee e culture reali e consistenti di cambiamento senza faziosità e voli pindarici…
2) *La dimensione educativa del Volontariato.* Nella società di oggi, soprattutto nel web , regnano la volgarità, l’insulto, l’aggressività anche verbale, la demonizzazione di chi la pensa diversamente, il mascariamento e la delegittimazione degli avversari… Anche nei gruppi di Volontariato bisogna riprendere la cura educativa e il linguaggio dialogico, non violento, comprensivi delle sane ragioni altrui, del farsi prossimo nel saper vedere il volto sofferente dell’altro, del lavorare insieme e progettuale, della passione e della compassione, delle leadership positive del “noi” e del “con”, della ricerca partecipata delle nuove relazioni di comunità e della promozione dell’intelligenza emotiva di gioia e fraternità in coerenza tra fatti e valori, mezzi e fini…
3) *La carica politica del Volontariato moderno.* Può sembrare strano ma è così. Niente deleghe, niente scimmiottare partiti e movimenti, niente presunzioni e arroganze. Ma più semplicemente agire per cambiare la società nei territori in modo organizzato e in rete e nel più ampio contesto globale attraverso sempre le reti internazionali. Esempio: la lotta alle povertà con misure concrete e tempi definiti. Altro esempio : promuovere una road map per una Europa di nuova generazione come gli Stati Uniti d’Europa e impegnarsi per una Agenda mondiale sull’ambiente, sulle disuguaglianze e sulla lotta alle mafie e al diffondersi di dipendenze da sostanze e da comportamenti. Esempi forti ma così il Volontariato si fa rigeneratore di vita nuova, di pace e di giustizia.
A Padova il cammino si è avviato. Adesso bisogna portarlo avanti territorio per territorio con energie fresche e positive organizzando al meglio quella Speranza che esiste e germoglia giorno dopo giorno…
Giuseppe Lumia
Fonte: Tulipani rossi. Padova, capitale europea del volontariato