Battesimo di Gesù
«CONVIENE CHE ADEMPIAMO OGNI GIUSTIZIA»
(Is 42,1-4.6-7; Sal 28; At 10,34-38; Mt 3,13-17)
Anche se l’evento di questa domenica è rappresentato dal battesimo di Gesù, che è avvenuto circa trent’anni dopo gli eventi della sua nascita, il tema di fondo che li collega è dato dal fatto che, nonostante il notevole salto di anni, si tratta di eventi di Epifania, cioè di manifestazione del Signore. Come ci ricorda la lettera agli Ebrei, Dio in diversi modi ed in diversi tempi ha cercato di rivelare la sua presenza ed il suo amore per il suo popolo, ma infine ha voluto svelare pienamente la bellezza, la bontà e lo splendore del suo volto per mezzo del suo Figlio, che Egli ha mandato nel mondo. Ma anche la manifestazione del Figlio e per mezzo del Figlio si compie in modi ed in tempi diversi. Le parole dei profeti si vanno realizzando, ed è quello che cerca di ripeterci continuamente Matteo, che è profondamente inserito nel mondo ebraico ed è attento a sottolineare questo aspetto.
Il Figlio di Dio che viene nel mondo svela il progetto di salvezza che riguarda non soltanto un popolo, ma tutta quanta l’umanità, perché tutti gli uomini sono figli di Dio. Lo abbiamo visto negli eventi della Natività. Pur essendo collocata in un luogo ed un tempo ben preciso, la Natività di Gesù è un evento di carattere universale. Gli Angeli annunciano infatti che la notizia che essi stanno per comunicare è un fatto che interessa “tutto il popolo”, perché ogni uomo ha bisogno di salvezza. Questa universalità è poi espressa in maniera attraente nella venuta dei magi, questi rappresentanti delle nazioni che anelano alla salvezza e sono in cerca della verità, che ascoltano il misterioso richiamo di Dio e si lasciano affascinare dalla sua voce, che riescono a percepire nella realtà delle cose create e nel loro stesso cuore. Abitualmente siamo soliti indicare come Epifania la manifestazione di Gesù ai Magi, ma questa è solo un aspetto delle varie Epifanie del Signore. Infatti, anche il Battesimo di Gesù al Giordano rappresenta la manifestazione di Gesù al suo popolo.
Vogliamo seguire con molta attenzione la narrazione dell’evento così come ce la descrive l’evangelista Matteo, che non perde mai di vista il collegamento di quanto avviene oggi con quanto già era stato promesso ed indicato per mezzo dei profeti. Giovanni ha risposto alla chiamata di Dio di essere la voce che grida nel deserto ed esorta con vigore il popolo a preparare la via al Signore, attraverso una seria conversione della propria vita, che veniva visibilmente significata attraverso il rito del battesimo nel fiume Giordano. La simbologia del gesto è altamente espressiva, perché Giovanni aveva scelto di collocare la sua attività “al di là del Giordano”, in modo che il passaggio da una riva all’altra del fiume rievocasse il passaggio dal deserto verso la terra promessa, dalla schiavitù alla nuova vita di persone libere, che appartengono ormai definitivamente a Dio. E la gente di ogni tipo di appartenenza –popolo comune, pubblicani, uomini del tempio, farisei, prostitute, soldati- sentiva il fascino di questa vita nuova e correva da Giovanni. Così un giorno, in mezzo alla folla Giovanni scorge venire verso di lui anche Gesù.
Egli lo riconosce subito e si meraviglia di vederlo lì, in mezzo alla folla di peccatori, per essere battezzato anche lui. Giovanni tenta di rifiutarsi, affermando con umiltà che non Gesù, ma piuttosto lui stesso aveva bisogno di ricevere il battesimo. Ma Gesù lo convince subito con un’amabile esortazione: «conviene che adempiamo ogni giustizia». Al di sopra di tutto occorre mettere quello che piace a Dio e questo compiere, ed entrambi sono su questa lunghezza d’onda. Così Gesù, colui che è senza peccato, scende nelle stesse acque insieme con i peccatori per essere solidale con loro e prendere su di sé i loro peccati, proprio come aveva detto lo stesso Giovanni, indicandolo come Colui che “prende su si sé i peccati del mondo”. Allo stesso modo che quei penitenti con i quali Gesù si immerge rappresentano l’umanità intera di cui Gesù si è voluto fare carico, così le acque del Giordano sono simbolo di tutte le acque che, grazie al contatto con Gesù, avrebbero purificato gli uomini dai loro peccati, rendendoli “uomini nuovi” grazie all’uomo nuovo Gesù, che iniziava con quel gesto la nuova creazione degli uomini rinnovati dal suo Spirito.
Nella descrizione di Matteo, il Battesimo viene notato quasi di passaggio, perché egli si sofferma di più su quello che avviene subito dopo. Infatti, uscendo Gesù fuori dalle acque, come primogenito di ogni nuova creatura, si aprono i cieli, chiusi a motivo del peccato degli uomini. Dio sta rispondendo all’accorata invocazione del suo popolo che invocava da secoli questa apertura dei cieli per poter finalmente scorgere il volto di Dio ancora sorridente su di loro. E questo si realizza con Gesù che da quel momento in poi “passerà attraverso le strade, beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con Lui”, agiva in Lui e con Lui con la potenza dello Spirito Santo. Così, come una colomba si vede discendere lo Spirito di Dio che si posa su Gesù, a segnare che ormai l’era dell’ira è cessata e Dio si è riconciliato con il suo popolo. La colomba evoca la creazione con lo spirito di Dio che si libra sopra le acque, come pure la fine del diluvio, con la colomba che porta il ramoscello di ulivo sul becco. Ed infine la voce dell’alto, che rivela a tutti chi è colui che è appena uscito dalla acque: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Nel Figlio amato, tutti gli uomini sono amati dal Padre. Nel Figlio che compiace il Padre, compiendo ogni giustizia, siamo chiamati ad entrare anche noi, compiendo tutto ciò che piace al Padre.
Don Giuseppe Licciardi