SOLENNITÁ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA
II domenica di Avvento – anno a – 8 dicembre 2019
(Gen 3,9-15.20; Sal 97; Rm 15,4-9; Lc 1,26-38)
L’apostolo Paolo ci assicura che tutto quello che è stato scritto è stato scritto per la nostra istruzione, per aiutarci a comprendere il misterioso agire di Dio che ha sempre di vista il bene di ogni uomo e di tutta l’umanità. Questa pedagogia di Dio ha lo scopo di non fare perdere la speranza, ma di alimentarla, offrendo all’uomo costantemente validi motivi per tenere duro, e portare avanti il suo difficile cammino di fede, sostenuto dalle consolazioni che Dio va disseminando nella sua vita.
Rileggendo le tre letture che ci vengono offerte nella solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, tocchiamo con mano la verità di queste affermazioni e noi stessi ci sentiamo colmi di quella consolazione donata da Dio. Con questa solennità noi celebriamo la straordinaria tenerezza e bontà di Dio che compie cose incredibili e meravigliose, per consentire all’uomo, ad ogni uomo, di entrare in comunione con Lui, di sperimentare quanto Egli è buono e pieno di tenerezza verso tutti. Maria, oltre ad essere la prima diretta beneficiaria dell’amore inatteso di Dio, diventa un segno ed una promessa di speranza per noi, dicendoci in maniera inequivocabile che Dio non solo non si è ancora stancato degli uomini, ma che non si è rimangiato le sue promesse di pienezza di vita e di salvezza, che da sempre ha fatto agli uomini. In Maria Dio rinnova la sua Alleanza con l’uomo.
Per quante volte possiamo leggere questa conosciutissima pagina del vangelo di Luca, essa non finirà mai di sorprenderci e di comunicarci quello stupore che ha colto di sorpresa il sensibile cuore di Maria e lo ha colmato di incontenibile gioia. La proclamazione della verità di fede, il dogma dell’Immacolata Concezione, ad opera della Chiesa non è una indebita esagerazione di una credenza popolare, ma è il riconoscimento e l’accettazione piena di fede di quanto Dio ha compiuto per voler annullare la distanza che lo separava dagli uomini. Se gli uomini erano incapaci di avvicinarsi a Lui, Lui però non si poteva rassegnare a perdere l’uomo e così ha realizzato quello che mai la mente umana avrebbe osato pensare o sperare. Ha mandato nel mondo il Figlio suo, che si è fatto uno di noi, uomo come noi, per poter stare con noi, per condividere la nostra condizione e povertà umana e innalzarci ancora una volta alla nostra originaria dignità di figli di Dio. Dio torna ancora a passeggiare in maniera amorevole e familiare con noi, riprendendo con Maria quella conversazione che era solito intrattenere con Adamo ed Eva nel paradiso. Dio non ha mai rinunciato al suo progetto originario e prova ancora ad attuarlo, a partire da Maria.
Maria viene sorpresa nel bel mezzo della sua vita quotidiana, e non c’è bisogno di sprecare inutili fantasie per immaginarsela a fare chissà quali cose. Quello che certamente possiamo dire è che, qualunque cosa Maria stava per fare il suo cuore era immerso in Dio, tanto da poter percepire la sua voce attraverso il messaggio dell’Angelo Gabriele. Le parole dell’angelo rivelano il mistero di questa semplice ed umile ragazza di Nazaret e gettano una luce incredibile sulla sua vita interiore che solo Dio conosce, perché Egli stesso ne è l’artefice. Maria non sa cosa Dio ha già compiuto in lei. La parola dell’Angelo le fa intuire qualcosa che lei già vive, che appartiene alla sua esperienza personale, ma di cui non ha piena consapevolezza. Lo vive e basta. Ma da quello che sente dentro Lei riesce a comprendere che la sua vita è piena, che qualcosa di grande il Signore ha operato in lei, e Lei lo accetta, sapendo dalla sua fede semplice e profonda che il Signore è Colui che compie grandi cose e che nulla è impossibile a Lui.
Nelle parole dell’Angelo la Chiesa intera, a partire dalla sensibilità anticipatrice del popolo di Dio, ha compreso la grandezza del mistero che Dio ha realizzato in Maria. Con l’uso creativo del linguaggio l’Angelo chiama Maria con un nome nuovo, nome che rivela la profonda identità di questa ragazza di Nazaret: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». La prima parola di saluto evoca la presenza gioiosa di Dio che interviene nella storia del suo popolo per liberarlo dalla tristezza della sua esistenza quotidiana. Quindi l’angelo si rivolge a lei con un appellativo inusuale, “piena di Grazia”. Invece di chiamarla Maria la chiama piena di grazia. Questo è il suo nome agli occhi di Dio, e così la vede l’Angelo con il suo sguardo che legge l’intimo di Maria e scorge in Lei la presenza viva e consolante di Dio. La grazia infatti è la manifestazione dell’amore di Dio che abita nel cuore dell’uomo. Maria è colma di questa presenza, in lei non c’è alcuna ombra che la offusca, e lei la lascia trasparire interamente, senza alcuna interferenza. In lei è presente Dio. Lei è la dimora accogliente e luminosa, che Dio stesso si è preparato per venire ad abitare in mezzo a noi.
Lo sguardo penetrante dell’Angelo giunge fin nella realtà più profonda di Maria e viene a scandagliare le radici stesse della sua esistenza scoprendo fin dall’inizio la presenza salvifica di Dio in tutto il suo essere. Per questo la Chiesa insegna che Maria, fin dall’inizio della sua esistenza, quindi fin dal suo concepimento, viene purificata dal peccato originale, in modo da poter diventare spazio umano di accoglienza del Figlio di Dio, che doveva cominciare ad esistere come uomo proprio nel suo grembo. Dio si è preparato la sua dimora, ed ora, per mezzo del suo messaggero, viene a manifestare a Maria il suo progetto ed accogliere la sua disponibilità. La risposta di Maria risuona con una chiarezza cristallina che sgorga naturale dal suo intimo: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Tutto questo è pienamente coerente con la sua persona. Maria ha compreso il segreto di una esistenza piena e realizzata: vivere secondo la parola di Dio. Maria, vista nella sua Immacolata Concezione, è la creatura umana pienamente realizzata, perché ha dato spazio a Dio di poter portare a compimento tutte le sue potenzialità umane, manifestando così che l’uomo è veramente “capace di Dio”!
Don Giuseppe Licciardi