di Vincenzo Lumia –
Non ci vuole molto a cogliere nella esperienza personale di ciascuno una stridente contraddizione: si moltiplicano a ritmo vertiginoso le possibilità di comunicare, di incontrare – fisicamente o virtualmente – chi vogliamo, ma il problema della relazione interpersonale resta tutto da risolvere; abbiamo un grande bisogno di essere accolti e accogliere, di essere amati e amare e nello stesso tempo la cappa della solitudine ci pesa terribilmente. Stiamo insieme, viviamo accanto a persone care eppure non sempre riusciamo ad incontrarci e, quando avviene, con molta fatica: l’ascolto, il dialogo, il confronto, la condivisione cedono il passo al silenzio, l’incomprensione, la chiusura.
Non riusciamo ad andare oltre i convenevoli, le convenzioni, i pregiudizi, le apparenze e diventa sempre più faticoso capire chi ci sta accanto, interamente presi dal bisogno di essere capiti e accolti: l’io prevale sul noi; l’altro, l’altra anche se desiderati, proprio perché oggetti del nostro desiderio – secondo la logica del consumismo imperante – vanno fagocitati, consumati: si consuma l’oggetto del desiderio e la nostra dimensione relazionale viene uccisa dall’isolamento e dall’individualismo.
Dobbiamo imparare ad acquisire e affinare l’arte dell’ascolto, del dialogo, del confronto; essere capaci di gratuità, di dono, di accoglienza. L’altro vale per se stesso, prendercene cura ci fa crescere, intercettare la ricchezza del suo mondo interiore accresce la nostra, accettare e valorizzare le diversità ci consente di tracciare strade di condivisione per i sogni e i progetti comuni, amplifica la speranza e ci restituisce la voglia di futuro.
L’umano va ampliato sia nella direzione del vissuto esistenziale e della relazione interpersonale, sia nella direzione sociale perché non violenza, rispetto dei diritti umani, cultura della legalità, sviluppo equo e sostenibile, interculturalità costituiscano il quadro valoriale di riferimento per nuove relazioni di comunità, ai vari livelli, per una convivenza civile non segnata dal degrado, dalla paura, dall’esclusione.
Tutto ciò non si costruisce stando alla finestra, limitandosi alla sterile lamentazione, rimpiangendo i bei tempi andati, alzando steccati, mostrando i muscoli e invocando le maniere forti.
Nel tempo della delega e del riflusso nel privato dobbiamo riscoprire il valore del bene comune da costruire insieme, della cittadinanza attiva, del sapersi assumere le responsabilità, della partecipazione alla vita sociale, culturale, politica.
Ad ognuno, per la sua parte, compete l’esercizio del potere, come possibilità e capacità di poter essere e poter fare il cittadino e non il suddito, di intervenire sulle decisioni, di prendersi cura della comunità.
C’è bisogno di un forte senso delle istituzioni, dello stato, della legalità e a ciascuno è richiesto di adoperarsi perchè la democrazia, il pieno rispetto della Costituzione – con i principi di libertà, di giustizia e di uguaglianza in essa sanciti – restino punti fermi di scelte e progetti politici ed economici.
L’esercizio delle responsabilità sociali richiede conoscenza, competenza, progettualità… capacità che si acquisiscono in un quotidiano impegno ad informarsi, a partecipare, a pagare di persona, a scendere in campo, ad entrare nel merito dell’ordine del giorno delle priorità e dei doveri e le responsabilità di chi guida i processi collettivi. I grandi temi dello stato sociale, dello sviluppo, dell’informazione, delle riforme istituzionali, della giustizia, della legalità, delle pari opportunità, della politica estera… come pure i gravi problemi della disoccupazione, della criminalità organizzata e diffusa, della sicurezza, della qualità della vita e dei servizi richiedono scelte frutto di un ampio dibattito e autentico confronto tra tutti i cittadini, le forze sociali, i rappresentanti istituzionali, solo a queste condizioni possiamo essere, ciascuno ed insieme, artefici e responsabili del nostro presente e del nostro futuro, per guardare con speranza e fiducia all’avvenire.
Ecco perché è importante cogliere in tutta la sua ampiezza la sfida che si pone agli educatori: concorrere alla ricostruzione del tessuto sociale e civile, contribuire a realizzare la rinascita del senso della democrazia e della cittadinanza, nel segno dell’accoglienza, della pace, della giustizia e della solidarietà.